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Ars, abrogata l'incompatibilità medico-sindaco

PALERMO. In Sicilia anche i medici che svolgono l'attività nei comuni con più di 28.500 abitanti potranno ambire a diventare sindaci o assessori. Una norma, inserita nel disegno di legge sul rinvio del voto nelle Province di Ragusa e Caltanissetta approvato questo pomeriggio, abroga l'incompatibilità che era prevista dall'articolo 15 della legge regionale 31 del 24 giugno del 1986.
Al momento del voto finale, alcuni deputati regionali hanno protestato in modo vibrante. Il deputato questore Giovanni Ardizzone (Udc) in aula ha parlato di "banditismo istituzionale" rimediando due richiami da parte della Presidenza dell'Assemblea, in quel momento condotta dal vicario Santi Formica (Pdl). "Oggi abbiamo liberalizzato le candidature", ha urlato verso i banchi parlamentari. Contro la norma taglia-incompatibilità si è scagliato anche il deputato Fabio Mancuso (Pdl) che, insieme all'Udc, ha chiesto il voto segreto senza però ottenere l'appoggio dei colleghi parlamentari per raggiungere il numero previsto dal regolamento (12). Il capogruppo dell'Udc, Giulia Adamo, ha bollato come "emendamento-trucco" l'intera legge sulle Province, voluta a questo "per consentire a primari e medici di partecipare alla campagna elettorale di maggio". In difesa della norma, il deputato Lino Leanza (Mpa): "Ci siamo adeguati al resto del Paese, non aveva senso mantenere una norma che discriminava i medici dei comuni con più di 28.500 abitanti rispetto a quelli di comuni più piccoli che potevano tranquillamente candidarsi". E ai deputati che hanno accusato il governo di avere inserito il comma all'ultimo momento, Leanza ha risposto: "Non è vero, se n'era parlato in conferenza dei capigruppo".

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