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Comunali a Palermo, Romeo: non vedo programmi

L'arcivescovo lancia il suo monito alla politica: "Guardo alle elezioni con paura. Nessuno ripara le strade, nessuno cambia una lampada dell'illuminazione pubblica. Negli uffici il cittadino non trova i servizi di cui ha bisogno"

PALERMO. "Non so quanti saranno i candidati per le prossime elezioni di Palermo. Dieci, forse dodici. Ma non é una persona a potere risolvere i tanti problemi della città. Ci vogliono i programmi, e finora non ne vedo". L'arcivescovo Paolo Romeo lancia il suo monito alla politica mentre s'infiamma il confronto, e anche lo scontro, per la scelta dei candidati. Il cardinale esprime le sue critiche durante l'incontro con i giornalisti per la giornata delle comunicazioni sociali che quest'anno ha come tema il silenzio e la parola.
"Si sente - dice - il bisogno del silenzio e dell'ascolto per ritrovare il senso dei fatti. E il messaggio che ne scaturisce, osservando la realtà di Palermo, è che la parola va usata per dire che l'avvenire è nelle nostre mani. Se ognuno fa qualcosa è possibile fermare il degrado della città. Ma come e per che cosa voterà il popolo di quartieri come il Capo, lo Zen, lo Sperone, la Vucciria?".
L'arcivescovo ammette che, in assenza di programmi, guarda alla scadenza elettorale "con dolore e sofferenza, perfino con paura". Poi punta il dito sulle responsabilità di chi ha riempito di persone la pubblica amministrazione: solo il Comune ha 19 mila dipendenti. "E a ogni elezione - aggiunge - si pensa solo a risposte di questo tipo. Ci sono molti precari ma qualcuno li ha creati. E i servizi non ne hanno ricavato un tasso migliore di efficienza. Nessuno ripara le strade, nessuno cambia una lampada dell'illuminazione pubblica. Negli uffici il cittadino non trova i servizi di cui ha bisogno".
E ancora. Il consiglio comunale di Palermo non riesce a dare risposte al bisogno di alloggi popolari. "Quando fui nominato vescovo di Palermo - dice - l'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi, mi disse: ci aspettiamo molto sul fronte della legalità. Risposi: non ci può essere lotta per la legalità senza pensare alle condizioni di vita delle persone. Mi riferivo alle proteste dei senzacasa che avevano occupato in quei giorni la cattedrale. Prodi mi assicurò che il governo avrebbe trovato i fondi necessari. Me ne feci portavoce con le autorità locali".
Romeo ebbe le stesse assicurazioni da Silvio Berlusconi e dal sottosegretario Gianni Letta. Ma scoprì che bisognava modificare il piano regolatore per individuare le aree destinate all'edilizia sociale. Questo era compito del consiglio comunale ma "non ho visto fare passi avanti", aggiunge l'arcivescovo il quale enumera tanti altri problemi di Palermo: dalla mancanza di lavoro al traffico congestionato, al degrado sociale. "Dobbiamo capire con quali linee, grandi e piccole, sarà governata la città - dice - Prima di pensare al ponte sullo Stretto di Messina sarebbe più utile liberare le corsie esterne a ponte Corleone: sono solo 150 metri".

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