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Regione, l'ultimo esodo dei "baby pensionati"

La norma che blocca queste pratiche ha passato il primo scoglio in commissione Bilancio, ma in extremis una modifca permette a chi ha già fatto domanda di lasciare gli uffici

PALERMO. La norma che blocca le baby pensioni passa il primo scoglio, in commissione Bilancio all’Ars, ma in extremis viene modificata permettendo a chi ha fatto domanda ma non ha ancora avuto la risposta dall’amministrazione di lasciare gli uffici. Dunque, l’ultimo esodo ci sarà grazie a due emendamenti del Pd e di Grande Sud. Poi la legge 104, che consente di andare in quiescenza con 25 anni anni (gli uomini) o 20 (le donne) nel caso si abbia un parente non autosufficiente, verrà abrogata.



L’Ars darà il voto finale alla legge probabilmente mercoledì. Le ultime domande ritenute ammissibili saranno quelle presentate ieri. Negli uffici dell’amministrazione ne restano in sospeso una trentina almeno che potrebbero portare a circa 300 il numero di quanti, nel 2011, hanno sfruttato questa norma tutta siciliana. «È una scelta politica - commenta il professore di diritto Amministrativo, Salvatore Raimondi - che dal punto di vista giuridico non è scorretta. Dal punto di vista etico invece sarebbe stato più giusto, una volta abrogata la legge, bloccare queste domande pendenti. Evidentemente si è voluto aiutare queste persone».
Ai primi di dicembre erano già 255 i dipendenti regionali andati in pensione «grazie» a un parente da accudire. Nell’ultimo mese un’altra ventina ha ottenuto il via libera. Se si arriverà a 300, sarà un record: nel 2009 le domande accolte erano state 118, l’anno dopo 189. Via via che la polemica, che ha avuto un’eco nazionale, montava è aumentato il numero di chi ha chiesto di andare via temendo proprio che l’imminente approvazione della riforma cancellasse per sempre questa corsia preferenziale.



L’assessore al Personale, Caterina Chinnici, aveva annunciato lo stop alla legge 104 ai primi di maggio e da allora è stato un vero e proprio esodo favorito dal fatto che la giunta non ha mai trasmesso il testo all’Ars. La modifica, che passa ora nel disegno di legge di esercizio provvisorio, prevede che si possa andare in pensione anticipatamente ma solo se è il dipendente stesso a non essere più autosufficiente. Ci si allinea così alle disposizioni statali, modificate fra la metà degli anni Novanta e il 2006 da varie norme regionali.
Il testo sull’esercizio provvisorio prevede il rinvio del varo del bilancio e della Finanziaria per due mesi. Se ne riparlerà quindi a fine marzo e nell’attesa la Regione avrà le spese parcellizzate: ogni mese potrà spendere un dodicesimo della bozza di manovra rimasta in sospeso.



Il testo della norma consente comunque alcune spese eccezionali. La prima è il rifinanziamento, con 70 milioni, delle domande per ottenere il credito di imposta destinato agli investimenti. L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha precisato che le istanze accettate un mese fa sono state 902. Di queste, 398 hanno avuto la copertura finanziaria mentre le altre sono rimaste senza fondi. Ora scatta un ulteriore stanziamento di 70 milioni che permetterà di scorrere la graduatoria anche se le imprese dovranno (pro forma) rifare la domanda on line.
Il governo ha anche stanziato venti milioni per la formazione professionale: serviranno a finanziare la cassa integrazione per il personale in esubero degli enti gestori dei corsi. I sindacati chiedevano di più ma lo stanziamento consente di evitare il rischio che per i primi mesi dell’anno i disoccupati restino del tutto senza introiti.



Su proposta del Pdl, col capogruppo Innocenzo Leontini, è inoltre passata la norma che sposta alla prossima consiliatura (dunque a dopo le elezioni) l’entrata in vigore di una legge che avrebbe provocato dimissioni di massa nei consigli comunali e provinciali. Il testo oggi in vigore prevede che se in un consiglio (o fra consiglio e giunta) ci sono due o più parenti entro il secondo grado, uno debba dimettersi. Con la norma voluta da Leontini e appoggiata dal Pid con Marianna Caronia si sposta in avanti l’entrata in vigore e si rinviano le dimissioni. L’emendamento è già stato ribattezzato «salva-parenti».
L’ultimo emendamento, voluto da Armao, prevede che la Regioni certifichi l’esistenza dei crediti vantati dalle imprese: ciò permetterà le anticipazioni bancarie ma serve prima un accordo con gli istituti di credito.

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