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Udc e Fli prendono le distanze dal Pd

Il Terzo Polo si prepara a correre da solo alle amministrative. Lombardo: rapporto privilegiato coi democratici

PALERMO. Udc e Fli siciliani prendono le distanze dal Pd. I democratici mugugnano per la formalizzazione di un terzo polo che invece di essere parte della grande coalizione anti-Berlusconi potrebbe presto diventare uno sfidante elettorale. Il day after del vortice di consultazioni romane di Lombardo fa scattare le fibrillazioni nella maggioranza che guida la Regione e costringe il governatore a ribadire «che col Pd c’è un rapporto privilegiato».
 Per Lombardo «in Sicilia non cambia niente. Accetto le aperture al dialogo di Castiglione (co-coordinatore del Pdl siciliano) su singoli temi ma si va avanti con un governo tecnico sostenuto da terzo polo e Pd. L’ho confermato anche a D’Alema».
La posizione di apertura verso Berlusconi espressa a Roma da Casini e Fini, a cui si è agganciato Lombardo, permette però all’Udc di tradurre in chiave siciliana i nuovi equilibri nazionali: «Il terzo polo sarà equidistante - sintetizza Giovanni Ardizzone -. Anche in Sicilia non ci sarà sottomissione al Pd ma un’alleanza sul programma del governo». E per il leader dei finiani, Pippo Scalia, «il terzo polo sarà un nuovo soggetto autonomo, alternativo al Pd e al Pdl». Tuttavia alla Regione, per ora, nessuno ipotizza un terremoto dagli esiti imprevedibili. Il primo effetto potrebbe essere sulle Amministrative di primavera. Non è un caso che il primo appuntamento ufficiale del terzo polo siciliano è fissato per lunedì a Palazzo d’Orleans. Attorno al tavolo Scalia, Giampiero D’Alia (Udc), Mario Bonomo (Api) e Lombardo discuteranno delle Amministrative: «Siamo pronti - anticipa Scalia - a presentare un candidato autonomo in ogni Comune». Sarà il test per misurare il terzo polo. Ardizzone aggiunge solo che «qualche accordo può essere fatto a livello locale alternativamente con Pdl o Pd». 
In questa chiave tramonterebbe la proposta del Pd (avanzata dal segretario Giuseppe Lupo e dal capogruppo Antonello Cracolici) di dar vita a una grande alleanza anti Pdl. Al contrario, il terzo polo diventerebbe uno sfidante elettorale del Pd. E infatti il malessere nel Pd è aumentato subito: «Speravamo - esordisce Nino Papania, espressione di Innovazioni, cui fanno capo molti ex margheritini - che Lombardo restasse autonomo. Ora va chiarita la linea, perchè da un lato il Pd dialoga con Idv e sinistra e dall’altro rischia di sostenere un governo di un presidente che alle elezioni sarà uno sfidante». Per questo l’area che fa capo a Francantonio Genovese chiede che il Pd conti di più alla Regione, per evitare di essere un portatore d’acqua (cioè di voti) all’Ars che non raccoglie consensi fuori. 
Lombardo individua una via di mezzo: «Il terzo polo avrà un proprio candidato dove è possibile, altrimenti il rapporto privilegiato è col Pd». Per Lombardo il terzo polo deve quindi allearsi e risultare decisivo per la vittoria finale.
Il caso ieri ha animato la riunione del gruppo dei deputati del Pd. Ma Lupo mostra cautela sull’esito finale delle trattative che il terzo polo ha appena avviato: «Lombardo ha escluso un ritorno con Berlusconi e ha confermato la nascita del terzo polo, con cui il Pd si propone di avere un’alleanza. Si può ancora costruire un’alleanza per la democrazia che parte dal centrosinistra e arriva fino al terzo polo. In questo senso l’asse che regge la Regione si rafforza». Ma intanto i democratici devono fare i conti col dissenso interno che domenica provocherà altri referendum a Gela, Mazzarino e Niscemi. E si rafforza anche il pressing della sinistra estrema: oggi Italia dei Valori e Sel annunceranno per il 26 e 27 febbraio quel referendum regionale di tutta la sinistra che la frangia del Pd ostile a Lombardo non riesce a imporre al proprio partito.

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