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Afghanistan, nuova polemica sul ritiro delle truppe

Di Pietro: "Questo è il nostro Vietnam". La Russa: "Parlare adesso è sciacallaggio". Il cordoglio delle istituzioni. Napolitano: "Impegno per la pace e la stabilità"

ROMA. Le Istituzioni si stringono al fianco delle Forze Armate italiane, ancora una volta mortalmente colpite nella loro missione di pace in Afghanistan. E se Antonio Di Pietro rinnova la richiesta di ritiro delle truppe da quel teatro, che considera come il "Vietnam italiano", la maggioranza ribadisce la necessità di continuare la missione. Andare avanti in Afghanistan; anche se, sottolinea il leader del Pd Pierluigi Bersani, "serve una riflessione sulla strategia" da seguire. "Profondamente commosso" si dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, "interpretando il profondo cordoglio del Paese" sottolinea l'impegno "per la pace e la stabilità" dei militari in Afghanistan. E in segno di lutto il Quirinale annulla il concerto domenicale del cambio della guardia.
"Addolorato" è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che riceve le "sincere condoglianze" del premier russo Vladimir Putin durante il loro faccia a faccia a Valday, una località a metà strada tra Mosca e San Pietroburgo. "Siamo grati - ribadisce - Berlusconi - a tutti i soldati italiani che, nelle diverse missioni in tante parti del mondo, consentono al nostro paese di mantenere i suoi impegni internazionali a favore della pace e contro ogni forma di terrorismo".  Il presidente del Senato Renato Schifani parla di militari caduti "in una missione che difende la democrazia e la pace nel mondo", mentre il presidente della Camera Gianfranco Fini ribadisce che oggi la risposta migliore "consista nel ribadire l'impegno ad agire nella comunità internazionale perché il sacrificio dei nostri soldati non sia vano e il martoriato popolo afghano possa avere un giorno una prospettiva di pace e serenità". L'Italia resterà in Afghanistan almeno fino al 2011, come è stato concordato con gli alleati, puntualizza il ministro della Difesa Ignazio La Russa, secondo cui "parlare oggi di ritiro delle truppe è sciacallaggio". Sul Giornale di Sicilia in edicola la versione integrale dell'articolo.

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