
TikTok è stata spenta in America, almeno per qualche ora. Almeno fino all’insediamento di Donald Trump, che ha annunciato l’intenzione di sospendere subito per tre mesi l’oscuramento, per favorire un’acquisizione che salvi la popolarissima app. Un’assicurazione che ha consentito a TikTok di «riavviare» i propri servizi poco dopo averli chiusi.
Dalla mezzanotte di domenica a Washington (le 6 di mattina italiane di lunedì 20 gennaio) è entrata in vigore la legge che oscura la piattaforma sul territorio americano: legge votata in modo bipartisan dal congresso che concedeva 270 giorni per trovare una proprietà o una soluzione societaria diversa da Bytedance, il colosso cinese a cui fa capo l’app globale, in nome della sicurezza nazionale, nel timore che il governo cinese raccogliesse i dati di centinaia di milioni di utenti americani.
Preoccupazioni condivise da almeno metà degli americani, secondo sondaggi del 2023, anche se ovviamente meno dai giovani, principale fascia di utenza dell’app. E così a mezzanotte sui dispositivi di 170 milioni di utenti è apparso un pop-up con il messaggio: «Ci dispiace, TikTok non è disponibile al momento. Siamo felici che il Presidente Trump abbia indicato che lavorerà ad una soluzione per ripristinare TikTok una volta insediatosi. Per favore, restate collegati!». E così anche i rivenditori americani dell’app, da Apple a Oracle a Google, hanno dovuto congelare la licenza, pena una multa da 5.000 dollari per ogni download da parte dei clienti.
Occhi puntati sul presidente eletto dunque, che dopo aver cercato di bandire TikTok durante il suo primo mandato, se ne è appropriato come strumento di comunicazione in campagna elettorale e ha ora un debito di gratitudine verso di esso. Trump ne ha discusso con il presidente cinese, Xi Jinping, e poi ha detto di voler subito sospendere il bando per 90 giorni con un decreto esecutivo.

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