Notre Dame rinasce a oltre cinque anni dal devastante incendio del 2019. Riapre le porte mentre risuonano le sue campane in una Parigi blindata dove l’emozione, per il ritorno del simbolo più amato dai francesi e da tutto il mondo, è forte, palpabile. È il trionfo di un lavoro incessante e al limite dell’impossibile di oltre 2000 persone, tra operai e artigiani, realizzato in tempi strettissimi e costato 700 milioni di euro, ma è soprattutto la rivincita del presidente Emmanuel Macron che, dopo lo ‘schiaffò della sfiducia al premier Barnier, si riappropria della ‘grandeur’ del Paese davanti ai leader mondiali. Circa 40 capi di stato e di governo sono stati infatti invitati a una cerimonia solenne, accolti sul sagrato dell’icona gotica da lui e da Brigitte, fieri del lavoro fatto e di aver, come Macron stesso ha detto in un discorso all’interno della basilica, «restituito la cattedrale ai fedeli, a Parigi, alla Francia e al mondo intero».
Un’occasione che ha permesso al capo dell’Eliseo di mostrare a tutti le sue doti diplomatiche chiamando al tavolo, insieme a lui e al presidente eletto americano Donald Trump, anche il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Un coup de theatre, per dirla alla francese, che si è rivelato un successo per il presidente francese. Zelensky si era detto «pronto» a un trilaterale Macron-Trump, ma il presidente americano ha dato il suo consenso «solo poche ore prima» del suo arrivo all’Eliseo. I media d’Oltralpe hanno subito parlato dello «spirito di Notre-Dame» che potrebbe facilitare incontri diplomatici cruciali ai massimi livelli, e che forse potrebbe aprire la via a una soluzione per Kiev. Zelensky si è detto «soddisfatto» del meeting e ha parlato di incontro «positivo e produttivo». Trump, prima di vedere Macron, aveva utilizzato l’ironia nel dire che «Il mondo sta impazzendo, ne parleremo». Nel momento clou della cerimonia l’entrata in scena del presidente francese all’interno della basilica è stata accolta da applausi. «Con la ricostruzione di Notre-Dame abbiamo riscoperto quello che le grandi nazioni potevano fare: realizzare l’impossibile» ha detto ai presenti evocando la dimensione spirituale e trascendentale del luogo: «Signore questa sera Notre-Dame le viene restituita. Evviva Notre-Dame. Evviva la Repubblica. Evviva la Francia!».
Caricamento commenti
Commenta la notizia