Domenica 22 Dicembre 2024

Kennedy Jr, Musk e JD Vance: falchi e fedelissimi nella squadra di governo di Trump

Un governo molto «Maga», di falchi, ex e fedelissimi, anche recenti e controversi. Come Elon Musk e Robert F. Kennedy Jr (nella foto), in cima al toto ministri che già impazza dopo la vittoria di Donald Trump. Senza dimenticare il 40enne senatore JD Vance, un tempo suo feroce critico ma ora il terzo più giovane vicepresidente della storia americana e tra i politici meno esperti e più divisivi ad aver mai ricoperto tale carica ma già indicato come possibile erede del tycoon: il suo portafoglio è tutto da definire e potrebbe spaziare dall’immigrazione alla finanza, da cui proviene. Ma il nome su cui si concentra l’attenzione di tutti è quello dell’uomo più ricco del pianeta che, dopo aver votato dem e puntato su Ron DeSantis, ha scommesso sull’ex presidente diventandone il sostenitore più acceso (e incendiario), anche nei suoi comizi: gli ha messo a disposizione la sua piattaforma social X aprendo alla disinformazione, ha escogitato una controversa lotteria elettorale negli Stati in bilico e gli ha donato 119 milioni che gli hanno già fruttato 13 miliardi di dollari a Wall Street con l’impennata di Tesla. «Con lui è nata una stella, dobbiamo proteggere i nostri geni», ha detto Trump nel discorso della vittoria a Palm Beach. A lui ha promesso la guida di una nuova commissione per l’efficienza governativa che dovrebbe smantellare lacci e lacciuoli per le aziende e tagliare 2.000 miliardi di dollari dal bilancio federale. Una posizione che genererebbe un gigantesco conflitto di interessi, dato che Musk è anche uno dei più grandi e importanti contractor del governo federale, dal Pentagono alla Nasa, e che la deregulation favorirebbe alcune delle sue attività, dall’Ia alle auto senza guidatore. «Il futuro sarà fantastico», ha twittato, e lo sarà sicuramente per le sue aziende. Ripudiato dal clan Camelot per aver appoggiato il leader repubblicano, Rfk junior, figlio di Bob e nipote di John Kennedy, ha rivelato che l’ex presidente ha promesso di dargli il controllo della sanità pubblica, ossia il dipartimento della Salute con le sue agenzie Cdc, Fda, Nih, e quello all’Agricoltura. L’avvocato cospirazionista no vax ha già annunciato la sua prima battaglia, quella contro il fluoruro dall’acqua pubblica. Con il controllo del Senato, Trump può spingere sui candidati che preferisce, anche quelli più controversi. Per guidare la diplomazia Usa i nomi che girano sono quelli dell’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O’Brien, dell’ex ambasciatore a Berlino Ric Grenell e del senatore ed ex ambasciatore in Giappone Bill Hagerty (un falco anti Cina). Sono tutti frontrunner anche per altri posti nel settore della sicurezza nazionale, insieme a John Ratcliffe, già Director of National Intelligence, e Matt Pottinger, ex deputy national security advisor. Sembra perdere quota invece il senatore Marco Rubio. Per la Difesa in corsa ci sono il senatore Tom Cotton (papabile anche per la Cia, insieme all’ex dirigente della sicurezza nazionale Kash Patel) e l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz, primo ‘Green Beret’ a servire in Congresso. Vi ambisce anche Mike Pompeo, che non sarebbe però una prima scelta perchè non è amato dal mondo Maga. Per il Tesoro si profila un esponente di Wall Street, come John Alfred Paulson o l’ex presidente della Sec Jay Clayton, ma anche l’ex rappresentante per il Commercio Usa Robert Lighthizer, in corsa pure come nuovo segretario al Commercio, insieme a Linda McMahon (alla guida della Small Business Administration nella precedente presidenza) e all’ex candidato presidenziale Vivek Ramaswamy. In pole come segretario all’Energia il governatore del North Dakota Doug Burgum, già rivale del tycoon nelle primarie. Come Attorney General girano i nomi di Jeff Clark, alto dirigente del ministero della Giustizia coinvolto nei tentativi di ribaltare il voto nel 2020, e del senatore Mike Lee. Infine nel toto nomi per il potente ruolo di chief of staff figurano Brooke Rollins, ex dirigente nella White House di Trump, mentre come portavoce della Casa Bianca spunta Chris LaCivita, campaign manager di Trump. Da vedere se e che ruolo avrà la stratega Susie Wiles, considerata l’eminenza grigia della campagna del tycoon.

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