Per i raid israeliani a Gaza i morti sono oramai più di 35 mila, secondo i dati diffusi dal ministero della sanità di Hamas. E il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha denunciato che a cadere negli attacchi dell’Idf nella Striscia sono stati «più civili che terroristi». Intanto l’Egitto e la Libia hanno annunciato che affiancheranno il Sudafrica nell’accusa di «genocidio» dei palestinesi presentata all’Aja contro Israele. Il Cairo, sempre più preoccupato dalle mosse israeliane al confine di Rafah, ha motivato la scelta «alla luce del peggioramento della gravità e della portata degli attacchi contro i civili palestinesi». Israele, ha spiegato Blinken in un’intervista alla Cbs - ricordando il suo Rapporto presentato nei giorni scorsi al Congresso Usa -, ha «la conoscenza e gli strumenti per ridurre i danni ai civili nelle sue operazioni militari». Tuttavia - ha sottolineato - «i risultati sul terreno, incluso l’elevato numero di vittime civili, sollevano sostanziali dubbi sul fatto che l’Idf li abbia usati in modo efficace in tutti i casi». Secondo il bilancio fornito dalla fazione islamica, i morti dall’attacco del 7 ottobre e l’avvio della guerra nella Striscia sono arrivati a 35.034 mentre i feriti sono 78.755: dati tuttavia contestati da Israele perché non distinguono tra civili e miliziani e non rivelano quante siano le vittime provocate dai razzi dai gruppi armati palestinesi ricaduti all’interno della Striscia. Il segretario di Stato ha poi sottolineato che gli Usa «non hanno ancora visto» un «piano chiaro e credibile» per proteggere i civili a Rafah, come richiesto più volte da Washington. Ma ha precisato che sul blocco delle armi allo Stato ebraico - minacciato dal presidente Joe Biden in caso di attacco alla città - «al momento l’unica» consegna rinviata sono le «bombe ad alta carica perché ci sono trattative in corso con Israele, dato l’impatto che queste armi potrebbero avere se usate in aree densamente popolate». Hamas ha invece attaccato direttamente Biden per aver sostenuto che un cessate il fuoco ci sarebbe «domani» se venissero liberati i circa 130 ostaggi israeliani ancora trattenuti a Gaza. Frasi che per Hamas rappresentano «una battuta di arresto rispetto ai risultati dell’ultimo round di negoziati, che avevano portato al consenso del movimento sulla proposta avanzata dai mediatori». In visita alla comunità ebraica al Ghetto di Roma, anche il sindaco di New York, il democratico Eric Adams, ha assicurato che «la vostra battaglia è anche la nostra battaglia», e cioè che «bisogna riportare a casa gli ostaggi e distruggere Hamas». Sul campo l’Idf sta portando avanti l’operazione a Rafah sia al valico sia nella parte orientale della città - anche alla ricerca dei rapiti -, mentre i combattimenti sono tornati anche al nord e al centro della Striscia dove Hamas sta tentando di riorganizzarsi. A Jabalya - dopo gli appelli all’evacuazione «temporanea» della popolazione della zona - l’operazione è stata avviata la scorsa notte per contrastare i tentativi di Hamas di “rimettere in piedi la sua struttura terroristica e operativa». Lo stesso sta avvenendo a Zeitun sempre nel nord, dove ci sono stati numerosi scontri ravvicinati. Complessivamente nelle ultime 24 ore - secondo il portavoce militare - «sono stati colpiti e distrutti oltre 150 obiettivi» delle fazioni armate in tutta la Striscia. Mentre non si esaurisce il lancio dei razzi da Gaza contro le comunità israeliane a ridosso dell’enclave palestinese, compreso il valico di Kerem Shalom dove sono sottoposti ai controlli di sicurezza i camion degli aiuti umanitari destinati alla Striscia: altri due sono stati lanciati nelle ultime ore.