Mercoledì 18 Dicembre 2024

Biden per ora frena Israele, ma Tel Aviv promette una risposta per l'attacco: «L'Iran pagherà al momento giusto»

La Casa Bianca è riuscita per il momento a frenare Benyamin Netanyahu ma Israele promette di dare la sua risposta all’attacco dell’Iran, che nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile ha lanciato per la prima volta centinaia di droni e missili contro lo Stato ebraico, rischiando di far precipitare il Medio Oriente nell’abisso. La reazione, ha spiegato il ministro Benny Gantz dopo ore di riunioni, consultazioni frenetiche e appelli globali alla de-escalation, arriverà ma «nel modo e nel momento più adatti. Costruiremo una coalizione regionale contro la minaccia dell’Iran ed esigeremo un prezzo». E sarà il Gabinetto di guerra a deciderlo. Israele si è risvegliato stamattina dopo una delle notti più difficili di sempre. Dopo giornate di allarmi e paura per un attacco considerato imminente da parte degli ayatollah come ritorsione al raid che il primo aprile ha ucciso un generale dei pasdaran a Damasco, sabato sera alle 22 è scattata la vendetta di Teheran con cinque ondate di strike: tre con i droni kamikaze Shahed 136 e due con missili da crociera e balistici. Un’azione telefonata da Teheran, che ha avvertito gli alleati della regione e non solo ben 72 ore prima dell’ora X, ma che ha comunque impiegato oltre 300 tra droni e missili. La maggior parte di questi sono stati abbattuti prima del confine israeliano sui cieli dell’Iraq e della Giordania. Le forze di difesa israeliane - con l’aiuto di caccia americani, britannici francesi e giordani - hanno annunciato di aver intercettato e distrutto il 99% dei vettori scagliati da Teheran. Alcuni sono però passati e il bilancio è di circa 30 feriti, tra cui una ragazzina di 7 anni che sta lottando per la vita. Teheran ha rivendicato che «l’attacco ha raggiunto tutti i suoi obiettivi», con «duri colpi» inferti ad una base aerea del Negev, colpita da missili balistici Kheibar. Ed ha ammonito non solo gli Usa «a stare fuori dal conflitto» minacciandone le basi nella regione ma anche tutti quei Paesi che hanno aiutato Israele a contenere l’attacco. Per questo sono stati convocati dal ministero degli Esteri a Teheran gli ambasciatori di Francia, Gran Bretagna e Germania. Poi ha risposto al segretario dell’Onu Antonio Guterres - che ha parlato di «devastante escalation» - sostenendo di aver esercitato «il diritto all’autodifesa» e ha ammonito Israele a non compiere «altre follie» o la reazione sarà «molto più pesante». Di tutt’altro tenore il resoconto dell’Idf, che ha riferito di «danni minimi», cosa che probabilmente ha facilitato a Washington il compito di frenare la controrappresaglia israeliana. «Abbiamo piani offensivi e di difesa. Siamo in allerta. Ma non intendo al momento aggiungere ulteriori dettagli a riguardo», ha tagliato corto in serata il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, con chi gli chiedeva in conferenza stampa se Israele avesse reagito o meno. Decisivo nella notte, ad attacco ancora in corso, è stato un colloquio telefonico di 25 minuti tra premier Benyamin Netanyahu e il presidente Usa Joe Biden, mentre alcuni ministri del gabinetto di guerra israeliano chiedevano a gran voce una reazione immediata all’affronto iraniano. Il capo della Casa Bianca ha chiesto moderazione al suo interlocutore, più volte redarguito sulla condotta di guerra a Gaza, avvertendolo che Washington non avrebbe sostenuto un contrattacco dello Stato ebraico. Assieme a Biden, l’Occidente, dal G7 all’Ue, si è schierato compatto contro l’escalation, condannando tuttavia altrettanto chiaramente l’attacco dell’Iran. In serata, dopo ore di silenzio, si è fatta sentire anche la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei: «Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina», ha scritto in ebraico su X, pubblicando un video di droni iraniani che sorvolano la Spianata delle moschee a Gerusalemme durante l’attacco di ieri notte. (ANSA).

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