Crescere di ora in ora l’allarme in Israele per la minaccia di attacchi iraniani in ritorsione del raid che a Damasco ha ucciso un generale dei Pasdaran mentre Teheran ha rivendicato il sequestro di una nave di parziale proprietà israeliana nello Stretto di Hormuz dopo averla abbordata con un elicottero e forze speciali.
Secondo un alto funzionario americano citato da al Jazeera, «c’è un’alta probabilità» che l’Iran possa colpire già nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile, «anche con la partecipazione dei suoi affiliati in Iraq e in Siria». In Israele il Fronte del Comando interno è corso ai ripari e per la prima volta ha cambiato le regole per i cittadini proprio a partire da stasera. La conseguenza è che da domani tutte le attività educative sono sospese, comprese quelle organizzate da scuole e asili, che resteranno chiusi. Negli spazi aperti i raduni sono stati limitati a 1.000 persone. Le disposizioni rimarranno in vigore fino alle 23 di lunedì, salvo proroghe. Negli Usa il presidente il presidente Joe Biden ha deciso di accorciare il fine settimana in Delaware e di tornare subito alla Casa Bianca per «consultazioni urgenti» sulla crisi in Medio Oriente, alle quali ha partecipato anche il segretario di Stato Antony Blinken. Mentre il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato una riunione urgente del gabinetto di sicurezza al ministero della Difesa a Tel Aviv.
Mentre la minaccia dell’Iran ha messo in fibrillazione l’intera comunità internazionale nel timore di uno scenario dagli esiti assolutamente imprevedibili, a confermare la notizia del sequestro della nave - e dei 25 membri dell’equipaggio che vi sono a bordo - è stata la stessa tv di Stato iraniana. Si tratta della Msc Aries, che batte bandiera portoghese ed è di proprietà della Gortal Shipping Inc, affiliata a Zodiac Maritime, di proprietà dell’imprenditore israeliano Eyal Ofer. L’agenzia ufficiale Irna ha infatti sottolineato che la nave “appartiene al capitalista sionista Eyal Ofer» sostenendo che il cargo si stava dirigendo «verso le acque territoriali iraniane». Gli Usa hanno chiesto il rilascio immediato della nave «fermata in acque internazionali» e ribadito «l’incrollabile sostegno“ all’alleato israeliano di fronte alle minacce degli ayatollah. L’equipaggio, ha aggiunto su X la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana Adrienne Watson, «è composto da cittadini indiani, filippini, pakistani, russi ed estoni».
Che l’episodio sia parte della strategia della tensione di Teheran appare scontato, ma il grosso delle mosse riguarda l’apparato militare. Osservatori americani, citati dalla Cnn, hanno rivelato che l’Iran ha spostato «asset militari» in vista dell’imminente attacco contro Israele. Tra le armi identificate ci sono «droni e missili cruise». Si è parlato di 100 droni e di decine di vettori con varia portata e capacità in grado forse di bucare la tripla difesa aerea israeliana, a cominciare dall’Iron Dome. La strategia individuata, sempre secondo gli Usa, è di effettuare «attacchi contro molteplici obiettivi» all’interno dello Stato ebraico. Nell’operazione, come anticipato, “potrebbero essere coinvolti alleati di Teheran».
In Israele, dove tra l’altro continuano ad arrivare razzi dal Libano, l’esercito è ovviamente in stato di massima allerta. In un video diffuso durante il riposo sabbatico, il portavoce dell’Idf ha ammonito che Teheran «subirà le conseguenze della scelta di aggravare ulteriormente la situazione». «L’esercito - ha ammonito Daniel Hagari - è pronto a tutti gli scenari e intraprenderà i passi necessari, insieme ai suoi alleati, per proteggere il popolo di Israele». Yahya Rahim, consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei, ha osservato invece che «dopo che l’Iran ha promesso di reagire all’attacco che ha ucciso dei membri delle Guardie Rivoluzionarie, i sionisti sono in allerta e in preda al panico».
In questa situazione, si moltiplica il numero delle compagnie aeree che hanno fermato i voli su Teheran: dopo Lufthansa, oggi è stata la volta dell’olandese Klm. La stessa Olanda ha anche deciso di chiudere domenica la propria ambasciata nella capitale iraniana.
Intanto nelle trattative al Cairo per una tregua a Gaza, Hamas ha fatto sapere di essere favorevole ad un accordo ma alle sue condizioni, già respinte da Israele: tra queste il cessate il fuoco permanente e il ritiro totale dell’esercito dall’intera Striscia.
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