Venerdì 15 Novembre 2024

Kiev respinge le accuse di Mosca: nessun coinvolgimento nella strage al Crocus

epa11238411 Medical staff carry bodies of victims into vehicles at the Crocus City Hall concert venue following a terrorist attack in Krasnogorsk, outside Moscow, Russia, 23 March 2024. On 22 March evening, a group of up to five gunmen attacked the Crocus City Hall in the Moscow region, Russian emergency services said. At least 115 people were killed and more than 100 others were hospitalized, the Investigative Committee confirmed. The head of the Russian FSB, Alexander Bortnikov, reported to Russian President Vladimir Putin on 23 March on the arrest of 11 people, including all four terrorists directly involved in the terrorist attack. EPA/MAXIM SHIPENKOV

Il sanguinoso attentato al Crocus City Hall di Mosca non ferma la guerra in Ucraina, dove proseguono gli scontri al fronte e gli attacchi dal cielo mentre il presidente russo Vladimir Putin continua a suggerire apertamente un coinvolgimento di Kiev nella strage alla sala concerti della capitale russa. Accuse respinte puntualmente dal governo di Volodymyr Zelensky e bollate come «menzogne» dall’intelligence del Gur. All’indomani del massiccio attacco russo sulle strutture energetiche del Paese invaso, le forze ucraine provano a rispondere con uno sciame di droni sulle regioni russe di Bryansk, Voronezh, Saratov e anche a Belgorod, dove gli Uav hanno provocato un morto e due feriti, secondo il governatore. Nel frattempo, i canali Telegram di almeno tre media russi hanno diffuso notizie e immagini di un’esplosione e un incendio nella raffineria di petrolio russa di Kuibyshev, nella regione di Samara. Secondo informazioni preliminari, l’impianto - che si trova vicino alla città di Novokuibyshevsk - è stato attaccato con un drone. Sebbene non sia stata ufficialmente confermata dalle forze di Kiev, la notizia del raid sulla raffineria sembra rispondere coi fatti all’articolo del Financial Times secondo cui gli Stati Uniti hanno esortato l’Ucraina a non attaccare gli impianti del petrolio russe e altre infrastrutture energetiche. Ma sono obiettivi legittimi, secondo il governo di Zelensky. E gli attacchi sembrano dare risultati: secondo il ministero della Difesa britannico «i recenti raid alle raffinerie hanno probabilmente distrutto almeno il 10% della capacità di raffinazione del petrolio russo». Per Londra è poi improbabile che la Russia sarà in grado di proteggere tutte queste strutture, date le dimensioni e la portata della sua industria energetica, nonostante l’annuncio del governo di Putin di voler schierare i sistemi di difesa aerea Pantsir a protezione degli impianti petroliferi. Con gli attacchi oltre il confine, il governo di Zelensky cerca in tutti i modi risultati che al fronte stentano ad arrivare. Mosca continua infatti la sua avanzata a est e ha rivendicato la conquista di Ivanivske - Krasnoye in russo -, villaggio nei pressi di Bakhmut e parte di un settore importante del fronte, quello vicino alla città chiave di Chasiv Yar. Se le forze russe riuscissero nell’intento di occupare l’insediamento, potrebbero intensificare gli attacchi contro Kramatorsk, grande città del Donbass controllata da Kiev e presa di mira sempre più spesso dai bombardamenti russi. Solo giovedì l’esercito russo aveva rivendicato la cattura di un altro villaggio vicino ad Avdiivka, nel sud dell’Ucraina. Mentre cresce la preoccupazione su una possibile nuova offensiva a nord, nel Kharkiv. L’oblast è stato messo in ginocchio dall’ultimo massiccio attacco russo alle infrastrutture energetiche, con circa 275.000 persone ancora senza elettricità stamattina nell’omonimo capoluogo. E dopo che Putin ha espresso l’intenzione di voler creare una “zona cuscinetto» che allontani i raid di Kiev dalla regione di Belgorod, il futuro non fa ben sperare per la regione nordorientale ucraina.

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