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Gli Usa bocciano il «cessate il fuoco» immediato a Gaza

Per l’Onu: «La Striscia è al collasso». Gli aiuti umanitari, nel collo di bottiglia del valico di Rafah, stentano ad arrivare all’enclave palestinese

Gli Usa bocciano la proposta di un cessate il fuoco immediato a Gaza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Una tregua che l’Onu giudica invece necessaria, visto che la situazione nella Striscia è vicina al «punto di non ritorno», con «l’ordine civile che sta crollando». Gli aiuti umanitari, nel collo di bottiglia del valico di Rafah, stentano ad arrivare all’enclave palestinese. «Le strade - ha denunciato il direttore dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Thomas White - sono nel caos, soprattutto dopo il tramonto: alcuni convogli umanitari sono stati saccheggiati e i veicoli dell’Onu presi a sassate. La società è sull’orlo del collasso totale».

Mentre sul terreno la battaglia infuria, in serata le Brigate Ezzedin al-Qassam, l’ala militare di Hamas, hanno diffuso un video che mostra il cadavere di un soldato israeliano morto, secondo i miliziani palestinesi, a seguito di un blitz fallito per liberarlo tentato stamattina dalle forze israeliane. Il filmato, che dura poco meno di due minuti, mostra nella prima parte il militare rapito mentre parla in camera, illeso: «Mi chiamo Saar Baruch, ho 24 anni e sono del kibbutz Beeri. Dal 7 ottobre sono ostaggio a Gaza. Voglio tornare a casa», dice. Poi le immagini proseguono con quelle che a dire di Hamas sono le conseguenze del tentato blitz: pozze di sangue sul pavimento e sui gradini di alcune scale, insieme a bossoli e il disordine e la distruzione conseguenza dello scontro a fuoco. Le immagini si chiudono inequivocabilmente con il cadavere del soldato israeliano.

Il portavoce militare Daniel Hagari, ammettendo che l’operazione che si è conclusa senza la liberazione di alcun ostaggio, si è limitato a dire che «numerosi terroristi sono stati uccisi» e due soldati sono rimasti feriti in modo non grave, senza ovviamente confermare la versione dei miliziani sul militare ucciso. «Hamas tenta di ricorrere all’arma del terrorismo psicologico. Bisogna astenersi dal diffondere voci infondate», ha anzi esortato.

All’Onu invece, respingendo la bozza di risoluzione per un cessate il fuoco immediato, l’ambasciatore americano all’Onu Robert Wood ha spiegato che «gli Stati Uniti sostengono fermamente una pace duratura» ma una tregua ora «non farebbe altro che gettare i semi per la prossima guerra». «La brutalità perpetrata da Hamas - ha ribadito invece il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres rilanciando la proposta di una tregua umanitaria - non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese».

Secondo il ministero della Sanità di Hamas (che non distingue tra vittime civili e miliziani), i morti nella Striscia sono arrivati a 17.487. Ma Israele ha denunciato che la fazione islamica «è l’unica responsabile» di quello che sta succedendo, ribandendo che solo «l’eliminazione di Hamas» può portare alla pace. Nella pressione diplomatica per una soluzione al conflitto, il presidente francese Emmanuel Macron ha sentito il premier Benyamin Netanyahu esprimendogli «la necessità di proteggere i civili di Gaza» e sottolineando «l’importanza di giungere ad un cessate il fuoco duraturo». Ma un altro dei nodi che sembrano impedire una svolta è il futuro dell’enclave una volta terminata la guerra. Il premier di Ramallah Mohammed Shtayyeh ha evocato, durante colloqui con gli Usa, il controllo politico dell’Autorità nazionale palestinese sulla Striscia che potrebbe non escludere, seppur in forma subalterna, Hamas. «Se sono disposti a un accordo e accettano la piattaforma politica dell’Olp, sarà possibile parlarne», ha sostenuto Shtayyeh. Una posizione nuovamente respinta da Netanyahu. Nel futuro di Gaza, ha riaffermato il premier israeliano, «non ci sarà Hamas, la elimineremo. Il solo fatto che a proporlo sia l’Anp non fa che rafforzare la mia visione politica: essa non è la soluzione».

Sul campo l’esercito (93 i soldati uccisi dall’avvio della operazione di terra) sta continuando a premere in tutta la Striscia. «Vedo segnali - ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant - che indicano che Hamas sta cominciando a cedere». A Khan Yunis, la roccaforte della fazione nel sud, la 7/a Brigata ha «cominciato le operazioni per rompere le linee nemiche, centrando decine di posizioni e di posti di osservazione di Hamas». Anche a Jabalya, nel nord, continua la battaglia. Così come a Shuyaia, nel centro, dove nell’area della città - secondo il portavoce militare - è stato trovato un imbocco di tunnel in un’aula della scuola locale.

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