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L’Iran avverte: «Nulla fermerà i musulmani se Israele prosegue»

Scende in campo Khamenei. I Pasdaran paventano «un nuovo 7 ottobre»

I sostenitori filo-palestinesi accendono candele mentre si riuniscono per mostrare la loro solidarietà al popolo di Gaza nella piazza Palestinese a Teheran, in Iran

L’Iran lancia nuovi moniti a Israele e questa volta per bocca della Guida suprema Ali Khamenei in persona e dei vertici dei Guardiani della Rivoluzione, quei temibili Pasdaran che hanno armato le milizie paramilitari sciite irachene e siriane che ora minacciano il fronte nord dello Stato ebraico.

«Se i crimini del regime sionista continuano a Gaza, nessuno potrà fermare i musulmani e le forze di resistenza», ha esordito in mattinata Khamenei, incontrando a Teheran «un gruppo di personalità e scienziati», come recita la nota ufficiale. «I sostenitori del regime sionista difendono gli attacchi contro i palestinesi sostenendo che per colpa loro molti israeliani non militari sono stati uccisi», ha continuato bollando come «false» le accuse ad Hamas di aver fatto strage di civili innocenti. «Anche se non sono dei militari, tutti i residenti i coloni sono armati e solo pochi di loro sono stati uccisi, mentre i sionisti stanno uccidendo molti palestinesi, cento volte di più, a Gaza dove non ci sono militari». «Abbiamo la responsabilità di reagire, dobbiamo reagire», ha insistito Khamenei.

Alle parole del leader della Repubblica islamica hanno fatto seguito a stretto giro quelle del vicecomandante dei Pasdaran, Ali Fadavi, che ha paventato un’altra violenta reazione da parte palestinese. «Il fronte della resistenza continuerà a colpire il regime sionista fino a che questo tumore non sarà eliminato dalla faccia della terra», ha detto Fadavi. Ma è anche andato oltre, ove già non bastasse: «I musulmani di altre nazioni potrebbero unirsi al conflitto, un altro shock potrebbe essere in vista. I musulmani stanno valutando l’opportunità di un altro 7 ottobre», ha minacciato.

I Pasdaran sono sospettati da anni di portare armi attraverso la direttrice Teheran-Damasco-Beirut a ridosso del confine israeliano. Gli occhi sono in particolare puntati sulle Alture del Golan, occupate nel 1967. Lì, oltreconfine - la capitale siriana dista solo 60 chilometri - le milizie paramilitari sono ben armate e potrebbero poter disporre di missili a corto raggio. E nella martoriata Siria non mancano cellule pronte a tutto e schierate su tutto l’arco del jihadismo, dall’Isis ad al Qaeda.

Il possibile allargamento della guerra su altri fronti si sta avvicinando «ad una fase inevitabile», ha sentenziato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian chiedendo con urgenza di aprire corridoi per inviare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. «Se non difendiamo Gaza oggi saremo costretti a difendere le nostre città», ha detto il più diplomatico degli iraniani, perlomeno per il ruolo che ricopre.

Nella foto i sostenitori filo-palestinesi accendono candele mentre si riuniscono per mostrare la loro solidarietà al popolo di Gaza nella piazza Palestinese a Teheran, in Iran

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