«Circa 5.000 bambini sono stati deportati» dalla regione di Mariupol in Russia dall’inizio dell’invasione russa: lo ha detto il presidente ucraino Vlodoyr Zelensky nel corso dell’intervista alla Cnn trasmessa ieri (17 aprile). Quei «bambini. Dove sono? Non lo sa nessuno», ha detto Zelensky. Intanto, un gran numero di civili tra donne, anziani e bambini si è rifugiato nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, dove si nascondono le ultime forze militari ucraine rimaste in città, compreso il battaglione nazionalista Azov. Lo ha riferito il capo della polizia locale Mykhailo Vershinin, citato da Ukrinform. «Ci sono anche neonati. Queste persone si sono nascoste dai bombardamenti nei depositi dell’impianto», ha detto. E ha spiegato che i soldati russi stanno usando la popolazione civile rimasta a Mariupol - circa 100.000 persone - per scavare tra le macerie e recuperare i cadaveri. L’esercito russo sta cercando di cancellare le tracce dei suoi crimini». Vershinin ha aggiunto che tutti in città sono costretti a indossare fasce bianche (sulla gamba destra e sul braccio sinistro) e tutti i militari dell’esercito russo e del cosiddetto esercito dell’autoproclamata repubblica di Donetsk (Dnr) hanno gli stessi segni: «Contrassegnando i civili in questo modo, portano la popolazione locale al rango di combattenti. Quindi mandano la gente nelle zone che possono essere attaccate, dove potrebbero morire», ha affermato.