La Russia ha aumentato in modo inatteso la sua potenza di fuoco sull’Ucraina, lanciando missili ipersonici su un obiettivo militare. E’ la prima volta che viene utilizzata un’arma del genere, in grado di trasportare anche testate nucleari. Una prova di forza che suona come un segnale di Vladimir Putin all’Occidente: abbiamo i mezzi per intensificare il conflitto fino all’estremo, anche in altre parti dell’Europa. Mentre sul terreno i suoi tank bersagliano il centro di Mariupol, per conquistare la prima grande città del sud ed imprimere una svolta ad un’invasione che appare ancora in stallo.
«Il sistema Kinzhal, con missili aerobalistici ipersonici, ha distrutto un grande magazzino sotterraneo contenente missili e munizioni aeronautiche nel villaggio di Deliatyn», nel sud-ovest del Paese, a 100 km dal confine con la Romania, ha annunciato il ministero della Difesa russo nel 24esimo giorno dell’invasione. Gli Stati Uniti, in seguito, hanno confermato il lancio. Il missile, che supera di cinque volte la velocità del suono ed è in grado di eludere le difese antiaeree, è il fiore all’occhiello dell’industria bellica russa, definito da Putin “un’arma invincibile». E non era mai stato utilizzato in nessun teatro di guerra.
Questa escalation, in Occidente, viene valutata con cautela. Alcuni analisti parlano di propaganda, che maschera l’insofferenza di Putin per lo stallo nell’avanzata delle sue truppe. Un gesto spettacolare che non cambia nulla sul campo di battaglia ed un caso isolato perché la Russia non ha un grande arsenale di questo tipo, è un’altra valutazione. Ma tutti convergono sulla convinzione che lo zar abbia voluto mandare un messaggio a chi si oppone alla sua «operazione militare“: la Russia ha le capacità di alzare la posta, e se necessario portare il conflitto anche fuori dall’Ucraina.
La notizia del lancio dei missili ipersonici è arrivata nel giorno in cui l’Armata ha intensificato gli attacchi per fare cadere Mariupol, dopo essere entrata in città con i carri armati. «In centro si combatte strada per strada e le nostre forze stanno facendo tutto il possibile per mantenere le loro posizioni, anche se le forze del nemico sono più grandi», ha spiegato il sindaco Vadym Boychenko. Denunciando che migliaia di civili sono stati portati in remote città della Russia. Nella città martire inoltre gli scontri stanno ostacolando i soccorsi delle centinaia di civili che si teme siano ancora intrappolati sotto le macerie del teatro colpito dal raid dei giorni scorsi. Nel frattempo la battaglia infuria per il controllo dell’enorme impianto siderurgico, una delle strutture industriali chiave dell’Ucraina.
Scene spaventose di questa guerra sono state documentate anche a Mykolaiv, altro obiettivo chiave dei russi sul Mar Nero. Almeno 80 corpi sono stati estratti dalle macerie delle caserme colpite venerdì dai bombardamenti. Ma il bilancio delle vittime potrebbe essere molto più alto, perché al momento dell’attacco le strutture colpite ospitavano almeno 200 soldati.
Sempre nel fronte sud i russi sono riusciti a isolare le forze ucraine dall’accesso al Mar d’Azov, ma il ministero della Difesa di Kiev ha comunicato che il nemico non ha compiuto progressi «significativi», anzi «è stato fermato in quasi tutte le direzioni in cui stava avanzando». Gli occupanti, inoltre, hanno perso un altro generale: più di dieci gli alti ufficiali morti dall’inizio dell’invasione, secondo il governo ucraino. L’altra faccia della guerra è il dramma di chi è costretto a fuggire dalla proprie case e dal proprio Paese. Sono oltre 3,3 milioni i rifugiati finora, secondo le Nazioni Unite. In 190mila sono riusciti a scappare grazie ai corridoi umanitari. Gli sfollati, rimasti intrappolati nel conflitto, sarebbero quasi 6,5 milioni.
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