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La rivoluzione del Papa, la Curia diventa missionaria

Papa Francesco

La «rivoluzione» di papa Francesco nel governo della Chiesa giunge a compimento nella festa del patrono San Giuseppe, con la promulgazione della Costituzione apostolica sulla riforma della Curia, la Praedicate Evangelium, che rimpiazza la ‘Pastor Bonus’ di papa Wojtyla del 28 giugno 1988. Dopo quasi nove anni di lavoro con il «consiglio di cardinali», e di revisioni sul piano giuridico e canonico, prende forma definitiva la Curia voluta da Bergoglio, che sarà anche una delle eredità del suo Pontificato.

In 250 articoli, in vigore dal prossimo 5 giugno, solennità di Pentecoste, la Curia romana viene ridisegnata nel senso riformatore della conversione missionaria: aspetto che, oltre che dal titolo del documento - Predicate il Vangelo - emerge visibilmente dal fatto che il primo Dicastero della Curia, dopo la Segreteria di Stato che ha la funzione di «Segreteria papale», non sarà più la Congregazione per la Dottrina della fede, com’era nella Pastor Bonus, ma il nuovo Dicastero per l’Evangelizzazione. Esso accorperà gli attuali Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli - ex Propaganda Fide - e Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione, sarà direttamente presieduto dal Papa, affiancato da due pro-Prefetti, e avrà «due Sezioni: quella per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e quella per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari nei territori di sua competenza».

Altra novità, la nascita di un Dicastero per il Servizio della Carità che, «chiamato anche Elemosineria Apostolica, è un’espressione speciale della misericordia e, partendo dall’opzione per i poveri, i vulnerabili e gli esclusi, esercita in qualsiasi parte del mondo l’opera di assistenza e di aiuto verso di loro a nome del Romano Pontefice, il quale nei casi di particolare indigenza o di altra necessità, dispone personalmente gli aiuti da destinare». In veste di Prefetto, lo guiderà l’Elemosiniere di Sua Santità.

Nel segno della riduzione e razionalizzazione, vengono accorpati anche i precedenti Pontificio Consiglio della Cultura e Congregazione per l’Educazione Cattolica in un unico Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Inoltre, la Commissione per la tutela dei minori entra a far parte del Dicastero per la Dottrina della Fede, continuando ad operare con norme proprie e avendo un presidente e un segretario propri.
Comunque, nella struttura della nuova Curia romana sparisce la distinzione tra «Congregazioni» e «Pontifici Consigli», per lasciare il posto esclusivamente a «Dicasteri», guidati da “prefetti». Ai 16 Dicasteri si aggiungono gli Organismi di giustizia (Penitenzieria Apostolica, Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Tribunale della Rota Romana). Quindi gli Organismi economici, già introdotti dai precedenti interventi del Papa (Consiglio per l’economia, Segreteria per l’economia, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica - che si avvarrà del supporto strumentale dello Ior -, Ufficio del Revisore Generale, Commissione di Materie Riservate, Comitato per gli Investimenti).

Infine i cosiddetti «Uffici» (Prefettura della Casa Pontificia, Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Camerlengo di Santa Romana Chiesa). Per i chierici e i religiosi in servizio nella Curia romana il mandato è quinquennale e può essere rinnovato per un secondo quinquennio, concluso il quale tornano alle rispettive diocesi e comunità. Tutti - e dunque anche fedeli laici e laiche - possono essere nominati in ruoli di governo della Curia. Una raccomandazione speciale riguarda però «integrità personale e professionalità»: quanti prestano servizio nella Curia sono scelti tra Vescovi, presbiteri, diaconi, membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica e laici che si distinguono per vita spirituale, buona esperienza pastorale, sobrietà di vita e amore ai poveri, spirito di comunione e di servizio, competenza nelle materie loro affidate, capacità di discernimento dei segni dei tempi».

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