«In nome di Dio fermate questo massacro»: è l’appello sofferente ma pronunciato con forza da Papa Francesco. La guerra in Ucraina è ancora al centro di un nuovo Angelus con una piazza San Pietro tappezzata di bandiere ucraine e della pace. E Francesco - che proprio il 13 marzo di nove anni fa fu eletto Papa - scandisce con chiarezza messaggi rivolti alla Russia , alla comunità internazionale ma anche a quelle Chiese, a partire dal Patriarcato di Mosca, che in qualche modo avallano la guerra ai danni dell’Ucraina e del suo popolo.
Il Papa, che in queste settimane si è speso per facilitare il dialogo tra le parti, usa parole dirette: «aggressione», «barbarie», «massacro». «Davanti alla barbarie della uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata prima che riduca le città a cimiteri», ha detto nella preghiera mariana della domenica ricordando anche come Mariupol, città che appunto porta il nome della Vergine Maria, «è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina». Poi attacca chi vorrebbe dare una giustificazione religiosa a questa guerra: «Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra e chi appoggia la violenza ne profana il nome», dice prendendo una distanza senza precedenti da quello che ha sempre considerato «un fratello», il Patriarca Kirill, che ha dato spiegazioni politiche, morali e anche metafisiche per appoggiare l’iniziativa di Putin.
È un anniversario di pontificato, il nono, vissuto nel dolore per quanto sta accadendo nel cuore dell’Europa. Nelle parole del Papa riecheggia «il grido di chi soffre» e per questo è necessario che «si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi. Si punti veramente e decisamente sul negoziato e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri», chiede il Pontefice. Una richiesta anche a tutte le Chiese del mondo: accogliere chi sta scappando dalle bombe e «aumentare i momenti di preghiera per la pace». Intanto il cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, conferma che «rimane la disponibilità della Santa Sede“ a mediare per porre fine al conflitto in Ucraina. «Ovviamente questa disponibilità deve incontrare il desiderio delle parti di servirsi di questo aiuto». «Da parte russa è stato preso atto - ha detto Parolin riferendosi al colloquio avuto con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov - ma finora non ci sono stati segnali che intende avvalersi di questa disponibilità». Ma dalla Russia la speranza può arrivare dalla gente comune: «Ho visto in questi giorni che c’è tanta attenzione, e anche nella stessa Russia. Da quello che ho visto, ci sono tanti movimenti che chiedono» la pace e «questo credo sia un segno di speranza in questa situazione che di speranza non ne offre molta».
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