È arrivato il giorno tanto atteso per Patrick Zaki, libero ma non prosciolto ancora del tutto. Alla sentenza che ridà fiducia allo studente di Bologna e alla sua famiglia è seguita la scarcerazione dopo 668 giorni di detenzione. «Tutto bene». Queste le prime parole che Zaki ha pronunciato, parlando in italiano, appena uscito dal commissariato dove ad attenderlo c’erano i familiari. A riabbracciarlo per primo è stata la madre. L’abbraccio è avvenuto in una stretta via su cui affaccia il commissariato, fra transenne della polizia del traffico e un camion con rimorchio. Tantissimi i messaggi, dal mondo della politica e della cultura fino ad Amnesty international per Zaki che ha ringraziato l’Italia e quanti si sono battuti per lui. Il ricercatore universitario ha anche detto di voler «tornare in Italia il più presto possibile».