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Scandalo Epstein, complice o costretta? È l'ora della verità per l'ereditiera Ghislaine

Scatta il processo alla figlia dell’ex deputato e magnate britannico dell’editoria Robert Maxwell. Per l'accusa procurava le ragazze al finanziere morto suicida in cella. Ma lei si dichiara innocente

A New York c'è la coda per assistere all'inizio del processo a Ghislaine Maxwell

«Una predatrice» come sostiene l'accusa o «un capro espiatorio» come suggerisce la difesa? Si avvicina l’ora della verità per Ghislaine Maxwell, l’ex fidanzata di Jeffrey Epstein che rischia sino a 80 anni di carcere per l’accusa di aver adescato e manipolato minorenni perché fossero da lui sessualmente abusate.

A oltre due anni dal suicidio in cella del finanziere e dopo 500 giorni di duro isolamento in carcere, è infatti iniziato in un tribunale di Manhattan l’attesissimo processo a carico della 59/enne ereditiera, figlia dell’ex deputato e magnate britannico dell’editoria Robert Maxwell, scomparso in circostanze misteriose nel 1991.

La socialite, che ha passaporti di tre diverse nazionalità (britannica, francese e americana), si è presentata in aula con una mascherina bianca anti Covid e ha seguito impassibile la prima udienza di un dibattimento destinato a durare almeno un mese e mezzo. La giudice Alison Nathan ha completato la selezione dei giurati iniziata a metà novembre e ha dato la parola alle parti per le dichiarazioni preliminari ma il processo entrerà nel vivo solo con l’interrogatorio dei testimoni e delle vittime di Epstein.

Il caso è sotto i riflettori dei media per vari motivi. Il primo è che si tratta di un ennesimo capitolo del #Metoo, ma questa volta con una donna (famosa) sul banco degli imputati. Il secondo è che vari potenti finiti nell’agenda di Epstein tremano all’idea che la Maxwell possa fare i loro nomi tra coloro che frequentavano i suoi festini a luci rosse, nelle sue residenze tra New York, Palm Beach e New Mexico.

Come il principe Andrea, il terzogenito della regina Elisabetta II, la cui istanza di archiviare la causa per molestie avviata da Virginia Giuffre (una delle sedicenti vittime del finanziere) verrà esaminata il 4 gennaio: in caso negativo potrebbe profilarsi un processo civile il prossimo autunno. Ma la vicenda ha sfiorato anche l’ex presidente Bill Clinton e il fondatore di Microsoft Bill Gates, causandone il divorzio dalla moglie Melinda.

Maxwell è accusata di aver reclutato dal 1994 al 2004 minorenni - anche di 14 anni - provenienti da ambienti socio-economici disagiati per soddisfare i piaceri sessuali di Epstein. Si guadagnava la loro fiducia, portandole al cinema, facendo shopping o regali, pagando viaggi e spese di istruzione. «Era una predatrice, prese di mira ragazze vulnerabili, le manipolò e le servì perché fossero abusate», ha accusato la procuratrice Lara Pomerant. «Qualche volta - ha attaccato - c'era anche lei stessa nella stanza per i massaggi, e qualche volta toccò i corpi delle ragazze. E anche quando non era nella stanza, non fate errori: sapeva esattamente ciò che Epstein stava facendo con quelle ragazze quando gliele mandava là dentro», ha aggiunto.

Lei si è sempre dichiarata non colpevole degli otto capi di imputazione di traffico sessuale e altri crimini, compresi due episodi di spergiuro per cui verrà processata a parte. «Totalmente spazzatura», ha denunciato, definendosi solo una dipendente di Epstein. E oggi i suoi difensori hanno anticipato la tesi della difesa: l’imputata è il «capro espiatorio» usato dall’accusa per non essere riuscita a processare il finanziere. «Le accuse nei suoi confronti sono per cose che ha fatto Epstein, ma lei non è Epstein», ha contrattaccato l’avv. Bobbi Sternheim. «Sin da quando Eva è stata accusata di aver tentato Adamo con la mela, le donne sono sempre state incolpate per il cattivo comportamento degli uomini», ha aggiunto con un paragone biblico. Ora la difesa punta a minare la credibilità delle quattro presunte vittime, che verranno protette dall’anonimato, tranne la psicologa Annie Farmer, che ha deciso di essere identificata con il proprio nome. La giudice le ha più volte negato il rilascio su cauzione per il pericolo di fuga, nonostante il «trattamento carcerario disumano» che la Maxwell ha ripetutamente denunciato - anche con una lettera all’Onu - arrivando ad evocare il film «Il Silenzio degli innocenti».

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