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Inflitti 3 anni e mezzo allo sciamano che guidò l’assalto al Congresso Usa

Jacob Chansley, lo sciamano cospirazionista di QAnon che attaccò il Congresso indossando sul petto nudo tatuato una pelle d’orso con le corna, è stato condannato a 41 mesi di galera, contro i 51 chiesti dall’accusa per quello che è considerato il volto simbolo dell’assalto al Capitol del 6 gennaio scorso. E’ la stessa pena inflitta pochi giorni fa a Scott Fairlamb, proprietario di una palestra in New Jersey ed ex combattente di arti marziali miste, per aver aggredito un agente. Entrambi hanno ammesso le loro responsabilità e si sono detti pentiti delle loro azioni, pur precisando di non essere terroristi domestici.
Una sentenza che potrebbe fungere da esempio per gli assalitori più violenti degli oltre 660 già incriminati, come ha chiesto il procuratore, definendo «caotico» e «terrificante» il ruolo di Chansley nella folla che attaccava il Campidoglio. Le sue immagini erano diventate virali mentre guidava l’assalto vestito da sciamano, gridando in un megafono e brandendo un portabandiera acuminato che l’accusa ha equiparato ad un’arma. Tra i primi 30 rivoltosi a violare il tempio della democrazia americana, Chansley arrivò sino alla tribuna del Senato e lasciò una nota minacciosa per il vicepresidente Mike Pence, reo ai suoi occhi di voler certificare la vittoria elettorale di Joe Biden. Dopo l’arresto chiese inutilmente la grazia a Donald Trump, che aveva istigato l’assalto con il suo comizio. Quindi fece lo sciopero della fame per ottenere cibo biologico in cella e parlò al popolare programma ‘60 Minutes’ dal carcere senza permesso, sino a dichiararsi colpevole di aver ostruito la certificazione delle elezioni del 2020.
Oggi l’ultimo show, in aula, davanti al giudice Royce Lamberth, quando per oltre 30 minuti ha parlato con saggezza sciamanica della sua detenzione e del rimorso che sente per aver violato la legge. Chansley ha citato anche il giudice della Corte suprema Clarence Thomas e il famoso film ‘Le ali della libertà’ (The Shawshank Redemption), aggiungendo che vuole vivere come Gesù e Gandhi. «La parte più dura di tutto questo è sapere che è colpa mia. Doversi guardare allo specchio ti fa impazzire», ha ammesso. «Sono finito in isolamento a causa mia, per una mia decisione, io ho violato la legge... devo fare come Gandhi e assumermi la responsabilità, non ci sono né se né ma, questo è quello che fanno gli uomini d’onore», ha aggiunto, promettendo che non finirà in galera nuovamente. Parole che hanno commosso il giudice, ma senza cedimenti sulla pena: «Penso che le sue dichiarazioni siano le più rimarchevoli che ho sentito in 34 anni», gli ha detto Lamberth, definendo il suo discorso «simile a quello che avrebbe tenuto Martin Luther King». «Ma - ha concluso - quello che ha fatto è stato orribile, come lei stesso ha riconosciuto, e non merita una condanna più lieve».

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