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Stress e sovraccarico da lavoro, il Papa: «Chi è depresso va sostenuto»

Nella sua instancabile attenzione ai mali contemporanei, papa Francesco rivolge il suo pensiero anche a chi è afflitto da depressione o da esaurimento estremo - il cosiddetto burn-out -, effetti perversi dei sovraccarichi di lavoro, dello stress, dei ritmi a volte insostenibili a cui si è sottoposti nella vita di ogni giorno. Il Pontefice, in forma del tutto inedita, affronta tale diffuso problema nel video con l’intenzione di preghiera per il mese di novembre, diffuso anche via Twitter dalla sua Rete mondiale di preghiera.

Francesco: «Dar luce a chi soffre»

«Preghiamo affinché le persone che soffrono di depressione o di burn-out trovino da tutti un sostegno e una luce che le apra alla vita», dice Francesco in spagnolo, mentre sullo schermo scorrono freneticamente immagini di sveglie che suonano, di telefonini che squillano, di strade affollate e traffico convulso. «Il sovraccarico di lavoro e lo stress, fanno sì che molte persone sperimentino un esaurimento estremo, un esaurimento mentale, emotivo, affettivo e fisico - avverte il Pontefice -. La tristezza, l’apatia, la stanchezza spirituale finiscono per dominare la vita delle persone, che si vedono sopraffatte dal ritmo della vita attuale».

Le sofferenze contemporanee da alleviare

«Cerchiamo di stare accanto a chi è esausto, a chi è disperato, senza speranza, spesso ascoltando semplicemente in silenzio, perché non possiamo andare a dire a una persona: ‘No, la vita non è così. Ascoltami, ti do io la ricettà. Non c’è ricetta», aggiunge nel video papa Bergoglio. «E poi non dimentichiamo che accanto all’imprescindibile accompagnamento psicologico, utile ed efficace, aiutano anche le parole di Gesù - conclude -. Mi viene in mente e nel cuore la frase: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».
Non è la prima volta che il Papa argentino mette l’accento sulle sofferenze psichiche indotte dalla condizioni di vita contemporanee. Anche nelle omelie del mattino a Santa Marta Francesco ha toccato tale questione dicendo che tutti possono essere assaliti dalla «paura» di non farcela e per tutti c’è il rischio di entrare in uno stato di «depressione» quando la fede si annebbia. Prima di lui era stato papa Wojtyla nel 2004 a riconoscere in un suo discorso che la depressione era una malattia e non un peccato cardinale, non era accidia, e non andava affrontata sotto il profilo morale o condannata. Bergoglio è andato anche oltre, sdoganando persino la psicanalisi dopo oltre un secolo di rifiuto da parte della Chiesa: lo ha fatto in particolare nel libro pubblicato nel 2017 in Francia dal sociologo Dominique Wolton, in cui ha riferito di aver consultato una psicanalista ebrea per sei mesi, all’età di 42 anni, durante gli anni della dittatura in Argentina, raccontando che «era una persona buona. Mi ha aiutato molto». In più di un suo discorso, comunque, papa Francesco ha legato finora l’insorgere della depressione soprattutto alla mancanza di lavoro tra i giovani, vittime - ha detto ad esempio in un incontro nel marzo 2018 - di «un peccato sociale, di cui la società è responsabile». E ripercorrendo allora alcune statistiche sulla disoccupazione giovanile, compresa l’Italia, Bergoglio ha sottolineato che quando non trovano lavoro i giovani si ammalano di depressione, cadono nelle dipendenze, si suicidano, o magari finiscono nel terrorismo. Aggiungendo: «le statistiche sui suicidi giovanili sono tutte truccate».

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