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Uccise l'amica, ergastolo al miliardario Bobby Durst

E ora potrebbe riaprirsi il caso della moglie scomparsa

Robert Durst in aula durante il processo

Ci sono voluti 40 anni di misteri e di efferati delitti, ma ora per il miliardario Robert ’Bobby’ Durst è arrivato il momento di pagare il conto con la giustizia. L’ex rampollo di una famiglia di costruttori newyorchesi, oggi 78 anni, è finito all’ergastolo per l’omicidio della sua amica Susan Berman, uccisa con un colpo di pistola alla testa all’interno di una lussuosa villa di Beverly Hills.
Era la vigilia di Natale del 2000, e quella della donna, giornalista e figlia di un boss della mafia di Las Vegas, apparve subito come una vera e propria esecuzione. Sapeva troppe cose: sarebbe stata proprio Susan, infatti, ad aiutare Durst nel far sparire le tracce di sua moglie, una studentessa di medicina di 29 anni misteriosamente scomparsa nel 1982, probabilmente vittima di un marito dal carattere instabile e violento. Un caso mai risolto, ma che ora potrebbe essere clamorosamente riaperto: “La nostra Kathy attende ancora giustizia», denunciano i familiari.
A incastrare Durst per l’omicidio di Susan è stato il suo estremo narcisismo, quando nel 2015 in una serie tv a lui dedicata e in onda su Hbo (’The Jinx’, la maledizione) fornì involontariamente degli indizi sulla sua colpevolezza nell’omicidio dell’amica. E in un fuori onda rubato emerse la prova principe che portò al suo arresto a New Orleans : «Li ho ammazzati tutti io», si sente dire Durst.
Tutti. Così ad essere rivista potrebbe essere anche l’agghiacciante vicenda della morte dell’anziano vicino di casa di Durst, avvenuta sempre nel 2000 ma a Galveston, in Texas, dove il miliardario si era nascosto cambiando identità per sfuggire alle indagini sulla scomparsa della moglie. Identificato dall’Fbi, Durst spiegò di aver ucciso Morris Black, 71 anni, per legittima difesa dopo essere stato aggredito, con un colpo di pistola partito accidentalmente. E ammise di aver fatto a pezzi il cadavere con un coltello e una sega elettrica: “L’ho smembrato finché non nuotava nel sangue», disse. Ma anche questa volta Durst la fece incredibilmente franca: il giudice gli credette e fu assolto dall’accusa di omicidio volontario, tornando in libertà.
Ora ad attendere Durst, apparso alla lettura della sentenza su una sedia a rotelle e in condizioni di salute precarie, è il carcere a vita. Un uomo solo, abbandonato anche dalla famiglia che lo ha ripudiato. Ma grazie ai tanti casi aperti si potrebbe presto tornare a parlare di lui.

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