Al caos in Afghanistan e alla rinascita dell'Emirato islamico si aggiunge il dolore dei familiari dei caduti nelle missioni di pace. Fra questi Marco Intravaia, figlio del vice brigadiere Domenico, morto nell'eccidio di Nassiriya.
"Leggere le notizie che arrivano dall'Afghanistan dà la sensazione che le lancette dell'orologio siano state riportate indietro di 20 anni, che oltre 50 vite di nostri connazionali siano state sprecate, insieme ad un'ingente quantità di denaro. Da figlio di un uomo che ha perso la vita in uno scenario di guerra, l'unica consolazione che mi ha accompagnato in questi anni è stata la consapevolezza che la vita di mio padre non sia stata sprecata. Spero invece - prosegue - abbia contribuito, nel servire la Patria, a migliorare la vita di popoli più sfortunati e a veicolare messaggi di democrazia e civiltà.
Marco Intravaia oggi è presidente del consiglio comunale di Monreale e il 12 novembre del 2003 frequentava il liceo quando l.'appuntato dei carabinieri Domenico Intravaia, che due giorni dopo avrebbe concluso la sua missione di pace in Iraq, morì nella strage di Nassiriya che provocò la morte di 19 italiani, 6 siciliani. Un attentato suicida con un camion imbottito con 350 chili di tritolo colpì la base militare provocando anche la morte di 9 iracheni.
Oggi, davanti alle scene di Kabul non nasconde la sua rabbia: "I figli, le mogli e i padri degli uomini morti in Afghanistan staranno vivendo la terribile sensazione che i loro cari siano stati strappati alla vita per niente, adesso che i Talebani riprendono il controllo dell'Afghanistan con tutto il carico di estremismo, di oscurantismo e di violenza di cui sono capaci. Esprimo tutta la mia solidarietà a queste famiglie e condivido il loro dolore", prosegue Intravaia.
"Continuo - ha aggiunto Intravaia - a credere nell'impegno internazionale del mio Paese nella difesa dei diritti umani e mi appello al presidente Draghi affinché faccia valere la sua credibilità in seno alla comunità internazionale e questa compia ogni sforzo per difendere le difficili conquiste di civiltà ed emancipazione fatte in quel territorio, anche grazie all'alto tributo di sangue pagato dai militari italiani. Non possiamo consentire al terrorismo di vincere".
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