Un commando di uomini armati ha aperto il fuoco e ucciso due giudici donna, che lavoravano per la Corte Suprema, a Kabul: l’agguato è avvenuto in pieno giorno, ennesimo episodio di una lunga scia di violenze che sta mettendo a soqquadro il Paese e che vede le donne, soprattutto se istruite e con ruoli apicali, pagare un prezzo altissimo.
Negli ultimi mesi il Paese è stato scosso da una nuova ondata di violenza, nonostante siano in corso colloqui di pace tra i talebani e il governo; a Kabul, una serie di attentati a personalità conosciute e con incarichi di alto livello ha seminato terrore e caos. L’attentato alle due giudici donna arriva due giorni dopo che il Pentagono americano ha annunciato che ridurrà il numero di truppe in Afghanistan a 2.500, il numero più basso in quasi due decenni di guerra.
Le due erano a bordo di un’auto che le portava al posto di lavoro, ha spiegato un portavoce della Corte Suprema, Ahmad Fahim Qaweem; anche il loro autista è rimasto ferito. La Corte Suprema afghana, dove lavorano circa 200 giudici donna, fu teatro, nel febbraio del 2017, di un sanguinoso attentato, in cui morirono una ventina di persone.
Negli ultimi mesi gli attentati a personalità di spicco - politici, giornalisti, attivisti, medici e pubblici ministeri - si susseguono senza tregua; e questo nonostante i colloqui di pace in corso a Doha, in Qatar. Il governo accusa i talebani, che invece hanno negato ogni coinvolgimento. Alcuni di questi omicidi sono stati rivendicati dal gruppo terroristico che si sta contendendo il controllo del Paese con i talebani, i jihadisti dello Stato Islamico.
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