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Zaki scrive alla famiglia: "Sto male, volevo trascorrere il Natale a casa"

Una immagine del ricercatore egiziano Patrick George Zaky

"Le recenti decisioni sono deludenti come al solito, senza una ragione comprensibile. Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio", "il mio stato mentale non è un granché dall’ultima udienza". Sono parole di Patrick Zaki, dal carcere di Tora, in una lettera datata oggi 12 dicembre 2020 che la famiglia ha ricevuto e gli attivisti hanno pubblicato sulla pagina Facebook "Patrick Libero" esprimendo la loro "grave preoccupazione per la salute mentale e fisica di Patrick". L’ultima udienza meno di una settimana fa con la decisione di altri 45 giorni di carcere per lo studente.

"Noi, famiglia e amici di Patrick", scrivono gli attivisti su Facebook, "ne chiediamo l'immediato rilascio per via dell’assenza di giustificazioni legittime per i rinnovi di detenzione e per l’impatto del carcere su di lui sempre più negativo".

Oggi la famiglia dello studente di 29 anni, che a Bologna frequentava un master europeo sugli studi di genere, ha ricevuto due lettere di Patrick durante una visita. Una è scritta e datata 22 novembre, l’altra il 12 dicembre. Nella lettera di oggi lo studente rinnova la sua richiesta di aiuto anche per la schiena, dorme per terra da mesi come ha fatto sapere la sua legale alcuni giorni fa, e per il suo stato psicologico.

"Nonostante il nostro sollievo di avere sue notizie - scrivono gli attivisti - siamo molto preoccupati della sua salute fisica e mentale che si stanno decisamente deteriorando col tempo. Dal contenuto delle lettere è chiaro che lo stato mentale di Patrick non è buono e che è molto deluso e stanco, soffre di insonnia. Inoltre i suoi dolori di schiena sono preoccupanti perché sembrano peggiorare. Chiediamo l’immediato rilascio di Patrick prima che le sue condizioni peggiorino ancora". Nella lettera datata 22 novembre Patrick parla dell’udienza a cui aveva assistito il giorno precedente in tribunale al Cairo: "Non c'è niente di nuovo - ha scritto - Le stesse chiacchiere. La mia permanenza qui è stata troppo lunga e diventa più pesante ogni giorno, ma ci sto provando. Ho perso la possibilità di fare gli esami per il secondo semestre di fila e onestamente questa è una delle principali questioni che mi preoccupano costantemente. Mando il mio amore ai miei compagni di classe di Bologna, e voglio ringraziare tutti i miei amici a Granada e Siviglia. Spero di poter tornare alla mia università, agli amici, a casa il prima possibile".

"Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà - sta scritto sempre nella lettera - per la seconda volta a causa della mia detenzione".

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