"Odiavo quelle caricature del profeta Maometto": il 18enne pakistano principale sospettato dell’attacco all’arma bianca che ha causato due feriti nei pressi dell’ex redazione di Charlie Hebdo a Parigi, secondo fonti investigative citata dalla France Press, si è "assunto la responsabilità" della sua azione, legandola alla ripubblicazione delle vignette decisa dal giornale satirico in concomitanza con l’inizio del processo per l’attentato del 2015. Sette finora le persone fermate per l’attacco. Anche secondo Le Monde, nell’interrogatorio il giovane ha riconosciuto la "dimensione politica del suo gesto".
Il 18enne non parla bene ne il francese ne l’inglese, ma in sostanza ha spiegato che il suo atto è stato deliberato e ponderato, ha riferito il quotidiano. Ieri mattina Parigi è ripiombata nell’incubo terrorismo: il giovane pakistano, arrivato tre anni fa nella capitale francese come minore non accompagnato, ha ferito a colpi di mannaia due collaboratori dell’agenzia di stampa Premieres Lignes, la stessa che il 7 gennaio 2015 mostrò le immagini dei fratelli Said e Cherif Kouachi e Amèdy Coulibaly prima del loro ingresso in quella redazione dove uccisero 12 persone.
L’aggressore, indentificato come Alì H., è stato fermato poco dopo nella zona di place de la Bastille. Aveva gli abiti sporchi di sangue.
Poco dopo è stato fermato un algerino di 33 anni. Fonti investigative hanno riferito che l’uomo è stato scarcerato nella notte dopo che è stata accertata la sua estraneità ai fatti. Ieri la polizia ha perquisito due alloggi alla periferia di Parigi in cui era è stato ospitato il 18enne, uno a Cergy e l’altro a Pantin. Nel secondo alloggio sono state fermate cinque persone, nate tra il 1983 e il 1996, anch’esse di origine pakistana, secondo quanto trapelato. Gli inquirenti stanno cercando di accertare il ruolo dei cinque, per capire se Alì facesse parte di una rete, come pure un coinquilino del 18enne, il settimo uomo, fermato nella notte.
Charlie Hebdo, la cui redazione è stata trasferita in una località segreta dopo l’attentato di cinque anni fa, è stata oggetto di nuove minacce da quando il settimanale satirico ha pubblicato nuovamente le controverse caricature di Maometto il 2 settembre, per l’apertura del processo ai complici degli autori dell’attacco. "Ovviamente si tratta di un atto di terrorismo islamista", ha affermato il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin. Il ministro ha riferito che il 18enne pakistano era stato già arrestato a giugno per possesso di arma bianca. Il giovane non aveva mostrato "alcun segno di radicalizzazione" fino alla sua maggiore età, lo scorso agosto. A Pantin, i vicini lo hanno descritto come un giovane "discreto" ed "educato". AGI
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