Emmanuel Macron tiene i francesi ancora un mese a casa e dà appuntamento per la "rinascita" all’11 maggio. «Da quel giorno - anticipa con toni completamente diversi dal passato, empatici, meno solenni e più vicini ai francesi - saremo in grado di testare chiunque presenti un sintomo e metterlo in quarantena».
E saranno riaperte le scuole. Il discorso più atteso, quello più difficile di tutta la presidenza, ha tenuto inchiodati davanti alla tv milioni di francesi, già provati da un mese di confinamento in casa. Occhi fissi nella telecamera per tutti i 30 minuti, Macron ha abbandonato i proclami bellici per ricordare i meriti del personale sanitario e ringraziare tutti i francesi perché oggi «l'epidemia comincia a segnare il passo».
Ha poi fatto mea culpa, promettendo di «trarre tutte le conseguenze» delle «mancanze» e degli «errori» che ci sono stati, a cominciare dalla mancanza di bluse, disinfettanti, mascherine e materiale sanitario. E ha invitato tutti a non cercare conferme antiche a una situazione nuova, ad avere il coraggio di prendere «nuovi sentieri» e «reinventarsi». «Io per primo», ha aggiunto con l'emozione nella voce.
Dall’11 maggio, la Francia riparte: questo l’annuncio, queste le parole più attese dai francesi. Che hanno avuto anche la sorpresa di sentirsi annunciare la «riapertura progressiva di tutte le scuole», un appuntamento simbolico e molto atteso da tutte le famiglie, che temevano quello che era stato anticipato dai media come scontato, il rinvio a settembre. Dal giorno della fine del lockdown, gli ospedali, i laboratori di analisi, i medici di famiglia, dovranno essere in grado di testare chiunque al primo sintomo e metterlo in quarantena immediatamente.
Dalla ripresa delle condizioni normali di libera circolazione saranno esclusi, in un primo tempo, «le persone anziane e i più vulnerabili». Ogni francese sarà poi «dotato di una maschera per la circolazione in pubblico», perché l’obbligo di indossarla potrebbe diventare «sistematico».
Quanto alle scuole, riapriranno prima gli asili, poi le elementari, medie e licei, mentre per le università se ne riparlerà dopo l’estate. Fino a «metà luglio» dovranno restare abbassate anche le saracinesche di cinema, teatri, ristoranti, bar, hotel, musei, sale da concerto: anche qui un provvedimento doloroso ma indispensabile e largamente anticipato, con date di riapertura persino più lontane nel tempo. «La speranza rinasce, ma nulla è già acquisito», ha avvertito il presidente, che ha invitato l’Europa a «maggiore audacia» e i paesi ricchi a «ridurre in modo massiccio» il debito degli Stati africani. Un pensiero, con voce commossa, agli anziani e alla strage silenziosa negli ospizi. Con la promessa di rilasciare permessi di accesso negli istituti - fin qui blindati per proteggere gli anziani - ai parenti, per «dare l’ultimo saluto» ai più gravi. ANSA
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