La Spagna è senza maggioranza di governo anche dopo il secondo voto dell’anno, che registra un exploit dell’ultradestra. Il premier uscente, Pedro Sanchez, celebra la «vittoria» e punta ad un governo «stabile». La sinistra arretra, il partito socialista (Psoe) tiene ma perde tre seggi; la destra avanza con i Popolari che conquistano una ventina di deputati in più, ma soprattutto Vox conferma i sondaggi e festeggia un exploit con cui raddoppia a 52 i seggi in Parlamento e diventa la terza forza del Paese. Questo lo scenario fornito dalle urne delle elezioni generali, le quarte in quattro anni.
I socialisti arrivano primi con il 28% e ottengono 120 seggi (28,7% nel voto di aprile) e restano ben lontani dai 176 richiesti per la maggioranza. Grande vincitore della tornata è invece l’estrema destra di Vox che raccoglie il 15,1% dei voti e ottiene 52 seggi, oltre il doppio dei 24 attuali (aveva il 10,3%). Guadagnano seggi anche i popolari che con il 20,8% delle preferenze arrivano a 88, nell’aprile scorso ne avevano ottenuti 66 (16,7%). Male le formazioni Podemos che con il 12,8% perde 8 seggi passando dagli attuali 43 a 35 e Ciudadanos che crolla da 57 a 10 seggi (dal 15,9% al 6,79%). La new entry di sinistra Mas Pais resiste e ottiene 3 deputati. Erc ottiene invece 13 seggi con il 3,60% dei voti. Il blocco di destra esce con un leggero vantaggio, seppur azzoppato dal tracollo di Ciudadanos, ma ancora lontano dalla maggioranza.
Sanchez, che aveva convocato il voto forte del successo alle europee dello scorso maggio quando ottenne il 32,86% delle preferenze, esce indebolito. Nei numeri e nel potere negoziale per tentare di formare una nuova maggioranza, cercando una obbligata alleanza con Podemos che dagli attuali 43 seggi passa a 35. Pablo Iglesias (Podemos) fa il primo passo e propone una coalizione di governo basata sulla «rappresentanza di voti». I negoziati partiranno già domani.
Sanchez non è riuscito nemmeno a convincere gli spagnoli a recarsi alle urne «per non consegnare il Paese alla destra» con un’affluenza intorno al 69% in calo di sei punti. Festeggia il leader di Vox, Santiago Abascal: «Non vi deluderemo, difenderemo in Parlamento ciò che abbiamo detto in campagna elettorale», ha assicurato davanti ai fan in esultanza. «Solo undici mesi fa non avevamo nessun rappresentante nelle istituzioni, oggi siamo la terza forza politica del Paese, il Partito che ha ottenuto più voti e più seggi», ha aggiunto. «Il risultato delle elezioni ci conferma alternativa patriottica degli spagnoli», celebra Jorge Buxadè di Vox. Con Abascal si congratulano Matteo Salvini ("risultato incredibile") e Marine Le Pen ("ascesa folgorante").
Il Partito popolare (Pp) fa i primi calcoli e punta al governo: «Sembra che gli spagnoli sappiano che l’alternativa a Pedro Sànchez è Pablo Casado. E vista la perdita di seggi nel Psoe, Sanchez dovrebbe iniziare a pensare di andarsene», ha commentato il segretario generale, Teodoro Garcìa Egea. Sarà resa dei conti all’interno di Ciudadonos, apparentemente prosciugato da Vox. Il leader Albert Rivera convoca un congresso straordinario. AGI
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