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La Turchia verso l'invasione del Nord della Siria

La Casa Bianca ha dichiarato che la Turchia si appresta a invadere la Siria settentrionale, rinnovando timori per il destino dei combattenti curdi alleati con gli Stati Uniti nella guerra all’Isis. Lo afferma Stephanie Grisham, responsabile della comunicazione della Casa Bianca, in una dichiarazione diffusa a fine domenica, dopo un colloquio telefonico tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello americano Donald Trump.

Nella dichiarazione della Casa Bianca non si fa menzione della questione curda, mentre si precisa che le truppe statunitensi «non sosterranno né saranno coinvolte nell’operazione» e «non saranno più nelle immediate vicinanze», cioè nel nord della Siria.

Non è chiaro se ciò significhi che gli Stati Uniti potrebbero ritirare i loro circa 1.000 soldati dalla Siria settentrionale. Una ipotesi, quella del ritiro delle truppe americane, ventilata da Trump nello scorso dicembre ma accolta con sfavore da gran parte della comunità internazionale, secondo cui il ritiro avrebbe comportato l’abbandono dei curdi nelle mani dell’esercito turco. L’annuncio aveva provocato le dimissioni, in segno di protesta, dell’allora segretario alla Difesa Jim Mattis e uno sforzo dell’allora consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton per cercare di proteggere i curdi.

La Casa Bianca ora afferma che la Turchia prenderà in custodia i foreign fighters catturati dagli Stati Uniti e trattenuti dalle forze curde da questi sostenute. L’ambasciatore americano James Jeffrey, inviato del Dipartimento di Stato nella coalizione internazionale anti-Isis, e lo stesso Trump, hanno affermato che ci sono circa 2.500 foreign fighter prigionieri, che gli Usa vorrebbero consegnare a Paesi europei, in particolare Francia e Germania. Per mesi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di lanciare un assalto militare alle forze curde nel nord della Siria, tra cui sostiene si nascondano numerosi terroristi. Al Congresso, sia repubblicani che democratici hanno messo in guardia contro una simile iniziativa che, mettendo in pericolo le forze curde che finora hanno sopportato il peso maggiore della campagna militare contro lo Stato islamico, avrebbe inviato un messaggio preoccupante agli alleati americani in tutto il mondo.

(ANSA-AP)

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