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Europee, Olanda e Regno Unito i primi due Paesi al voto

Aperti i seggi in Olanda e Regno Unito, i primi due paesi che votano per il rinnovo del parlamento europeo e che danno quindi il via alla tornata elettorale che vede coinvolti i 28 paesi membri dell'Ue e si concluderà domenica 26 maggio. Gli elettori europei sceglieranno i 751 europarlamentari in totale, un numero che si ridurrà a 705 con l'uscita di Londra dall'Ue.

Il voto per le europee in Olanda è un nuovo test per il governo del liberale Mark Rutte, già uscito traballante dalle elezioni per il Senato dello scorso 27 marzo. In quell'occasione si è infatti imposto sulla scena un nuovo sfidante, Thierry Baudet, controverso leader del partito populista di destra Forum voor Democratie (FvD), arrivato a sorpresa primo sottraendo voti allo xenofobo Wilders grazie al suo approccio più soft. Ed ora è dato nei sondaggi testa a testa con i liberal-conservatori di Rutte (VVD), mentre il Freedom Party di Wilders rischia di esserne fagocitato. Fino a marzo, Rutte non dava molto peso al partito di Baudet, eccentrico leader che ama parlare in latino, postare selfie seminudo su Instagram e fare commenti sessisti sulle donne. Ma dopo la sua schiacciante vittoria al Senato, il premier ha deciso di sfidarlo apertamente in ogni occasione, fino a un confronto televisivo a poche ore dall'apertura dei seggi. Nella speranza di convincere gli elettori a non sostenere chi vuole un referendum sull'uscita dell'Olanda dall'Ue.

Londra invece è dilaniata dalla Brexit. Un primo ministro sotto sfratto alla vigilia del voto. Si consumano le ultime ore di Theresa May a Downing Street mentre una Gran Bretagna nel vortice dello stallo parlamentare sulla Brexit apre la tornata delle elezioni Europee del 2019: appuntamento al quale, in tempi di sfide fra sovranisti e non, il Regno non avrebbe neppure dovuto partecipare a rigor di logica, a ben tre anni dal referendum che sulla carta nel giugno 2016 ne aveva suggellato l'addio all'Ue.

La corsa per la scelta dei 73 eurodeputati isolani a Strasburgo - tutti sub iudice e destinati a uscire di scena nel momento in cui il divorzio fosse finalmente formalizzato - non appassiona in effetti quasi nessuno oltremanica, dove del resto l'affluenza per questo tipo di consultazione è sempre stata marginale: sotto il 40%. Non solo perché i risultati si sapranno domenica 26, quando voterà il grosso degli altri Paesi. Ma soprattutto per i venti di crisi politica scatenatisi a Londra, e accompagnati per colmo di disgrazia anche dal crac di British Steel, industria dell'acciaio con 5000 lavoratori a rischio.

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