È salito a 121 il numero dei morti negli scontri in Libia, i feriti sono 561. Lo riferisce l'Organizzazione mondiale della sanità nel Paese nordafricano.
Oltre 100 morti dall’inizio degli scontri in Libia, ovvero dallo scorso 4 aprile ad oggi: di questi, 28 sono bambini. E tra i 561 feriti 200 sono minori; mentre gli ospedali libici sono al collasso per mancanza di strumentazione e scorte di sangue, con il rischio concreto che possano determinarsi delle epidemie. E’ drammatica la denuncia del presidente dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi) Foad Aodi, anche consigliere dell’Ordine dei medici di Roma e presidente delle Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai).
Nei giorni scorsi, il Viminale ha assicurato che non ci sarà un aumento di sbarchi in Italia. Ma oggi, come riporta il Corriere della sera, gli oo7 italiani restano in allerta. Il Corriere parla di "report riservati consegnati in queste ore al presidente del Consiglio Giuseppe Conte". E paventano la possibilità che ci siano almeno 6.000 stranieri determinati a imbarcarsi per sfuggire alla guerra civile. Tra i rischi che preoccupano l'intelligence, anche quelli legati al terrorismo, il pericolo che "la guerra civile scateni una nuova offensiva dei gruppi legati all’Isis", scrive il Corriere.
Intanto, i numeri di morti e feriti, spiega l'Aodi, «crescono di ora in ora ed a ciò si affianca un’altra emergenza di cui nessuno parla: sono centinaia i minori a rischio e che vengono utilizzati come bambini-soldato negli scontri in Libia». In queste ore, Aodi è in contatto con medici libici in vari ospedali. Gli ospedali in Libia, afferma, «sono al collasso e sono triplicate le richieste di operare in Italia i bimbi feriti. Da quanto mi stanno riferendo i colleghi medici dalla Libia - afferma - si registrano numerose persone ferite che sono ancora nelle proprie case e la situazione è drammatica perché manca sangue e materiale chirurgico negli ospedali per effettuare gli interventi necessari. C'è il rischio di una crisi umanitaria ed epidemie se non vengono curati i feriti». Risulta, afferma Aodi, che «negli ospedali manchi tutto. Su 500 feriti, almeno 120 sono gravissimi e non possono essere operati perche mancano strumenti chirurgici».
Da qui un appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Chiediamo un corridoio sanitario urgente e mi rivolgo direttamente al premier. Alcuni ospedali hanno anche problemi di elettricità ed acqua e questo aumenta anche il rischio di epidemie». Secondo Aodi, però, la questione libica va «vista anche in un più ampio contesto politico internazionale».
«La popolazione libica - sottolinea - è schiacciata da giochi politici ed economici internazionali che hanno solo fini di leadership e interesse, senza la minima preoccupazione per le persone. Ci sarebbero oltre 12 mila sfollati, come ci riferiscono i nostri medici e giornalisti in Libia».
E’ perciò urgente, incalza il presidente dell’Amsi, «intervenire urgentemente con una sola voce e per l’unità libica, senza azioni militari. Urge una soluzione pacifica per fermare il massacro dei civili. L’Italia - sottolinea - non deve ripetere gli sbagli del passato all’epoca di Gheddafi e dovrebbe agire in primo piano senza farsi condizionare e scavalcare da altri Paesi».
Altrettanto grave è lo sfruttamento dei minori costretti ad imbracciare le armi negli scontri: «In Libia, in questi ultimi mesi - denuncia - stimiamo che oltre 1000 bambini e minorenni siano stati utilizzati nei combattimenti e lo siano tuttora. E' un fenomeno molto diffuso: hanno da 14 a 17 anni e sono provenienti dalla Siria, dal mercato delle immigrazioni ma anche - conclude - da famiglie molto povere libiche che vengono ricattate dai combattenti».
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