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Il Nobel 2018 alla "chimica verde": premio a due americani e un britannico

Il Nobel per la Chimica 2018 è stato assegnato agli americani Frances H. Arnold e George P. Smith e al britannico Sir Gregory P. Winter. Per la quinta volta nella sua storia, il Nobel per la Chimica 2018 è stato assegnato a una donna, l'americana Frances H. Arnold, 62 anni, docente di Ingegneria chimica, bioingegneria e biochimica nel California Institute of Technology (Caltech).

E' americano anche George P. Smith, 71 anni, professore emerito dell'università del Missouri. Nato nel 1941 a Norwalk,ha studiato nell'università di Harvard e poi in quella di americana di University, nel Massachusetts.

Il britannico Sir Gregory P. Winter, 67 anni, è professore emerito del Laboratorio di Biologia Molecolare del Medical Research Council (Mrc) a Cambridge. Nato nel 1951 a Leicester, ha studiato nell'università di Cambridge.

E' la Chimica 'verde' la vincitrice del Nobel per la Chimica 2018: premiata la scoperta dei 'registi dell'evoluzione', come gli enzimi alla base di reazioni chimiche vitali, e con essa le numerose ricadute positive per tecnologie e processi di trasformazione amici dell'ambiente.

Una metà del premio è assegnata a rances H. Arnold per le sue ricerche, che hanno permesso di ottenere il controllo degli enzimi, e l'altra metà è divisa fra George P. Smith e Sir Gregory P. Winter per le ricerche condotte sulla genetica dei batteriofagi e sugli anticorpi.

Le ricerche di Arnold sono cominciate alla fine degli anni '70, quando era impegnata nelle ricerche sulle allora nuove tecnologie per l'energia solare e, lungo questa strada, decise di concentrare l'attenzione sugli enzimi, ossia sugli strumenti che l'evoluzione utilizza naturalmente per guidare e modificare la vita sulla Terra. Negli anni successivi le sue ricerche hanno dimostrato la possibilità di controllare e manipolare gli enzimi. Grazie a quelle tecniche oggi gli enzimi sono largamente utilizzati nella produzione di biocarburanti e farmaci, dagli anticorpi ad alcuni antitumorali.

Smith ha invece lavorato sui batteriofagi, ossia sui virus che infettano i batteri, trasformandoli in fabbriche di proteine. Wilson ha utilizzato le ricerche di Smith per controllare l'evoluzione degli anticorpi, in modo da ritagliarli 'su misura' per svolgere determinate funzioni. Nel 2002 il primo anticorpo ottenuto con questa tecnica, chiamato adalimumab, è stato approvato per la terapia dell'artrite reumatoide.

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