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In aumento i morti per arma da fuoco nel mondo: la metà in soli sei paesi

Negli ultimi anni i morti per armi da fuoco nel mondo sono in aumento, e oltre metà si concentra in sei paesi. Lo ha scoperto uno studio della University of Washington di Seattle pubblicato dalla rivista Jama, secondo cui è il Brasile, seguito dagli Usa a breve distanza, il paese più a rischio.

L’analisi si basa sui dati del Global Burden of Diseases, il rapporto sulla salute globale realizzato dalla stessa università. Nel 2016, scrivono gli esperti, si stima che ci siano state 251mila morti per arma da fuoco nei 156 paesi censiti, in crescita rispetto alle 209mila del 1990 con la sola eccezione del 1994, quando i massacri in Rwanda hanno fatto salire il conto oltre le 500mila unità.

Il Brasile guida la classifica con 42mila morti, seguito dagli Usa con oltre 37mila, da Messico, Colombia e Venezuela tra le 10 e le 20mila e dal Guatemala con poco più di cinquemila, mentre l’Italia ne ha circa mille, un pò meno della Germania e metà della Francia. La somma dei primi sei paesi, sottolinea lo studio, è pari al 51% del peso totale.

In generale il 64% di queste morti era dovuta a omicidio, con il Brasile che ha un quarto di quelli totali commessi nel mondo, il 27% a suicidi e il 9% a incidenti. A parte nel 1994, sottolineano gli autori, la maggior parte delle morti si è verificata fuori da paesi in conflitto. «Anche se per l'aumento della popolazione il tasso di morti ogni 100mila abitanti è leggermente calato il numero assoluto rimane sempre molto alto - spiega Mohsen Naghavi, uno degli autori -. Le morti per armi da fuoco sono un problema di salute pubblica».

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