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Primo barcone dopo 4 anni in Australia, la polizia arresta tutti i migranti: decine di dispersi

Un barcone con decine di migranti illegali provenienti dal Vietnam, il primo a bucare l'impenetrabile blocco navale e la politica migratoria inflessibile dell’Australia in quasi quattro anni, si è arenato nell’estuario di un fiume infestato da coccodrilli e decine di migranti risultano ancora dispersi: alcuni si nascondono nella foresta ma altri potrebbero essere finiti fra le fauci dei grandi rettili.

Squadre di soccorso stanno perlustrando la giungla di mangrovie che sorge attorno all’estuario del fiume Daintree, sulla penisola di Cape York, la punta più settentrionale dell’Australia, nello stato di Queensland: un’area umida e tropicale, piena di animali pericolosi e soprattutto habitat preferito del gigantesco e micidiale coccodrillo d’acqua salata. Una quindicina di cittadini vietnamiti sono stati trovati e arrestati ma il numero dei dispersi potrebbe essere da 10 a 30 o più persone.
Ora le autorità australiane s'interrogano come sia stato possibile violare un blocco navale che ha ufficialmente impedito a qualsiasi imbarcazione di migranti illegali di avvicinarsi anche solo alle sue acque territoriali. Si tratta della prima violazione in 1.400 giorni, secondo il ministro dell’Interno, Peter Dutton.

L’ultimo tentativo noto risale allo scorso anno, quando sei cittadini cinesi dalla vicina Papua Nuova Guinea approdarono all’isoletta di Saibai. Tutti deportati alle isole di Nauru e di Manus, dove i migranti che hanno tentato di entrare illegalmente in Australia vengono identificati e trattenuti, in ottemperanza a una delle politiche migratorie più intransigenti del pianeta, alla quale si sono attenuti tanto i conservatori quanto i laburisti e additata ad esempio da Matteo Salvini. A fronte di un’apertura umanitaria di 12-13.000 accoglienze programmate e legali l’anno, il governo di Canberra ha messo ben in chiaro il concetto fin dal 2014 con un breve video in molte lingue e rivolto proprio ai migranti, in cui il generale Mangus Campbell, allora a capo della Forza di protezione dei confini, annunciava che «in nessun caso chi arriva illegalmente in barca potrà mai fare dell’Australia casa sua": uno slogan riassunto nell’espressione «No Way» ("Non c'è verso").

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