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Raid in Siria, Gentiloni: "L'attacco non è partito da basi italiane"

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi

ROMA.  «L'Italia non ha partecipato» all’attacco in Siria e «il supporto logistico che forniamo agli Stati Uniti, in questo caso particolare abbiamo insistito e chiarito che non poteva in alcun modo tradursi nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria», dice il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in una dichiarazione sulla Siria a Palazzo Chigi.

L’azione di questa notte è stata una risposta «motivata all’uso di armi chimiche. L'azione circoscritta, mirata a colpire» le armi chimiche, «non può e non deve essere l’inizio di un’escalation. Questo è quanto l’Italia ha ribadito nei giorni scorsi e continuerà a ribadire».

«Non è il momento dell’escalation, è il momento di mettere al bando le armi chimiche, della diplomazia e del lavoro per dare stabilità e pluralismo alla Siria dopo sette anni di un conflitto tormentato e terribile», continua Gentiloni.

«Purtroppo non è la prima volta che si usano armi chimiche da parte del regime siriano in questi anni di conflitto. A un secolo dalla fine della prima guerra mondiale non possiamo rassegnarci all’idea che le armi chimiche tornino a essere utilizzate nei conflitti del nostro tempo: sono proibite da tutte le leggi e le convenzioni internazionali, le conseguenze umanitarie sulle vittime civili di queste armi atroci sono inaccettabili, non sono degne della nostra civiltà, le abbiamo viste di nuovo in questi giorni e non le possiamo più tollerare».

«Credo - aggiunge - che questo impegni l’intera comunità internazionale a moltiplicare gli sforzi per impedire e prevenire l’utilizzo di armi chimiche».

«In questi sette anni l’Italia ha sempre sostenuto che la crisi siriana non poteva essere risolta con l’uso della forza e che l’illusione che con l’uso della forza si sarebbe arrivati alla cacciata del dittatore Assad prima di sedersi al tavolo del negoziato, era appunto un’illusione pericolosa per le prospettive di soluzione della crisi. Io dico che non è troppo tardi per lavorare alla soluzione della crisi siriana. E anche quello che è successo e deve restare circoscritto a questa notte, può essere un ulteriore campanello d’allarme, uno stimolo, una spinta a ridare centralità al processo di dialogo e di negoziato: ne ho parlato in queste ore anche con l’ambasciatore De Mistura».

«L'azione di questa notte - aggiunge - non può e non deve essere l’inizio di un’escalation: questo è quanto l’Italia a tutti i livelli, dai governi, alle diplomazie, ai rapporti tra autorità militari ha ribadito e continuerà a ribadire nei prossimi giorni».

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