ROMA. Una settimana in Borsa decisamente da cancellare dal calendario per Facebook. Il social media più popolare al mondo ha bruciato 58 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato in seguito allo scandalo di Cambridge Analytica.
Le azioni sono crollate da 176,80 dollari di lunedì a 159,30 di venerdì alla chiusura di Wall Street. Il fondatore Mark Zuckerberg si è scusato per la violazione della privacy di 50 milioni di utenti, cercando di arginare la più grave crisi che il colosso dei social media si trova ad affrontare dalla sua nascita, ma le scuse non sono bastate a fermare l'ondata di vendite da parte degli investitori ed ora nubi si addensano sullo stesso futuro di Facebook.
E col crollo della sua creatura, la ricchezza personale di Zuckerberg è scesa a 66 miliardi di dollari da 75 miliardi. Tuttavia il danno economico per Zuckerberg sarebbe potuto essere più doloroso se da inizio anno non avesse incominciato a vendere milioni di azioni in suo possesso.
Solo nelle due settimane prima dello scandalo del datagate, il numero uno di Facebook aveva venduto 1,14 milioni di azioni ad un prezzo medio di 183,81 dollari, incassando circa 210 milioni di dollari, secondo i calcoli di Vickers Stock Research.
Comunque le vendite erano state programmate da tempo visto che a settembre scorso Zuckerberg aveva annunciato che avrebbe venduto dai 35 ai 75 milioni di azioni entro i successivi 18 mesi. Da inizio anno ha venduto complessivamente 5 milioni di azioni.
Secondo alcune stime, Zuckerberg, e le organizzazioni affiliate incluse la Chan Zuckerberg Initiative, hanno in totale 403 milioni di titoli Facebook, di cui 9.347.183 azioni comuni di Classe A scambiabili sul mercato, e 393.938.853 azioni comuni di classe B non scambiabili sul mercato.
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