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Furto di dati, bufera su Facebook e crollo in Borsa. Ed è mistero su un partito italiano

Mark Zuckerberg

NEW YORK. Ieri la bufera sul presunto furto di dati di 50 milioni di americani usati poi per spot politici mirati e per influenzare gli elettori. Oggi il crollo in Borsa. Sono stati due giorni pesantissimi per Facebook. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna chiedono risposte all’amministratore delegato Mark Zuckerberg sul caso di Cambridge Analytica, la società di dati che ha aiutato Donald Trump nelle lezioni del 2016 e ha giocato un ruolo importante nel voto sulla Brexit.

Al social media viene chiesto di fare luce e di dire esattamente cosa sapesse sul 'furto' di dati di 50 milioni di americani. Facebook ha oscurato Cambridge Analytica venerdì scorso, tre anni dopo aver scoperto che aveva infranto le regole del social network acquistando illegalmente i dati raccolti dall’app 'thisisyourdigitallife', messa a punto dall’accademico russo-americano Aleksandr Kogan. E su questi anni è concentrata l'attenzione di parlamentari e senatori americani e britannici, ai quali non sembra andare giù la spiegazione offerta dal social media, ovvero di aver ricevuto assicurazioni nel 2015 sul fatto che i dati erano stati cancellati.

Non è la prima volta che su Facebook si scatena una bufera per il suo ruolo 'politico'. E’ però la prima volta che gli attacchi vanno direttamente al suo amministratore delegato che, in passato, si è impegnato pubblicamente a «riparare Facebook», guadagnandosi il soprannome di 'Mr Fix'.

E adesso il colosso trema. Le ripercussioni in Borsa sono un inequivocabile segnale del terremoto che sta scuotendo il gigante dei social media: dopo le rivelazioni del Guardian e del New York Times il titolo è arrivato a perdere oltre il 7%, mai così male dal 2012, trascinando in basso Wall Street.

La tensione nel quartier generale di Menlo Park, nel cuore della Silicon Valley, si taglia con il coltello. L’accusa è grave, ed è quella di aver ignorato o, ancor peggio, di aver tenuto all’oscuro gli utenti su quanto accaduto: le informazioni su oltre 50 milioni di persone raccolte attraverso una app da una società di ricerche - la Global Science Research (Gsr) - e vendute alla controversa Cambridge Analytica, azienda che ha lavorato per la campagna di Donald Trump. Non solo: quelle informazioni sarebbero state usate anche per influenzare il voto sulla Brexit.

La polemica sul 'ruolo politico' di Facebook fa dunque un salto di qualità enorme, e stavolta rischia di travolgere il gioiello fondato da Zuckerberg che conta nel mondo oltre due miliardi di utenti. La spiegazione ufficiale è che l'autorizzazione per raccogliere dati attraverso l’app 'thisisyourdigitallife' era stata data per scopi accademici. E che quando è stata scoperta la vendita delle informazioni alla Cambridge Analytica sia questa che la Gsr sono state radiate dal social network.

Ma a smentire tale versione c'è Aleksandr Kogan, l'accademico che in prima persona ha gestito la raccolta dei dati: «Non sono una spia russa e sono pronto a parlare con l’Fbi e davanti al Congresso americano o al parlamento britannico. E non abbiamo mai detto che il nostro progetto era finalizzato ad una ricerca universitaria». Cresce ancor di più dunque la pressione su Zuckerberg, a cui viene chiesto di spiegare ufficialmente e davanti alle sedi istituzionali la dinamica di quanto accaduto.

Ha avuto anche un misterioso cliente nel mondo delle formazioni politiche italiane Cambridge Analytica. Dal sito della società si apprende infatti che nel 2012 Cambridge Analytica ha portato avanti «un progetto di ricerca» anche per conto di un partito italiano.

La società non cita l’identità della formazione, limitandosi a definirla un partito che nel 2012 era «in via di rinascita» e che «ebbe i suoi ultimi successi negli anni '80». Per questo partito non meglio identificato, Cambridge Analytica «ha fatto una ricerca su membri e potenziali simpatizzanti, per sviluppare una strategia di riorganizzazione». Sempre secondo la società "la struttura organizzativa flessibile e moderna derivata dalle riforme suggerite ha permesso al partito di avere una performance superiore alle aspettative iniziali in un periodo di turbolenza nella politica italiana".

In molti naturalmente si staranno esercitando nel tentativo di dare un nome al partito, visto il clamore internazionale suscitato dal caso Cambridge Analytica. «L'identikit farebbe pensare alla Lega», azzarda il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi. Un’ipotesi che non sembra tuttavia collimare col fatto che il partito che fu di Umberto Bossi ebbe i primi successi elettorali a inizio anni '90 e continuò ad registrarne negli anni successivi, entrando nei diversi governi Berlusconi. Resta insomma il mistero, ammesso che la descrizione offerta da Cambridge Analytica possa essere ritenuta affidabile al 100%. Anche perché i partiti che ebbero successo negli anni '80 furono tutti spazzati via insieme alla Prima repubblica o ridotti ai minimi termini.

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