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Falla nei processori: a rischio la vulnerabilità di pc, smartphone e tablet

NEW YORK. Una falla di sicurezza, rivelata dalla stampa americana e confermata dai ricercatori, mette virtualmente a rischio tutti i computer, gli smartphone e i tablet in circolazione, insieme ad altri prodotti come smart tv, console per videogiochi e auto connesse. La vulnerabilità è infatti presente nella quasi totalità dei microprocessori prodotti negli ultimi vent'anni dai tre colossi del settore - Intel, Arm e Amd - e secondo gli esperti espone gli utenti al furto di password e altri dati sensibili da parte di hacker.

A scoprire la falla, l’anno scorso, sono stati i ricercatori del Google Project Zero, che hanno subito informato i costruttori di chip e gli sviluppatori dei sistemi operativi (Microsoft, Apple e Linux) per farli correre ai ripari. La notizia, spiega Google in un post, doveva essere resa pubblica il prossimo 9 gennaio, insieme agli aggiornamenti di sicurezza messi a punto dalle aziende e che ora sono stati distribuiti agli utenti. Un’indiscrezione riportata dal sito Register, e subito rimbalzata sui media, ha però fatto anticipare i tempi.

Intel, la società al centro dell’affaire e quella che più paga pegno in Borsa, in una nota ha minimizzato i rischi per gli utenti: la vulnerabilità «non ha il potenziale di corrompere, modificare o eliminare dati». Fa però discutere il caso del suo Ceo, Brian Krzanich, che nel novembre scorso ha venduto azioni di Intel per 24 milioni di dollari. All’epoca era a conoscenza della falla, ma la società nega che ci siano correlazioni. Amd, dal canto suo, si dice convinta che il rischio per i suoi processori sia «quasi zero», mentre Arm fa sapere di essere al lavoro e assicura che i suoi chip usati negli oggetti connessi a internet non sono coinvolti.

Gli esperti, tuttavia, non prendono la questione alla leggera. Per Raoul Chiesa, guru della cybersecurity, «la vulnerabilità è probabilmente la più grave di questi ultimi anni» e potrebbe avere conseguenze maggiori di quelle ipotizzate finora. La falla, infatti, interessa quasi tutti i microprocessori prodotti negli ultimi vent'anni e dà modo agli hacker di leggere la memoria del dispositivo e le informazioni sensibili che vi sono memorizzate.

Windows, Apple e Linux hanno rilasciato aggiornamenti che rattoppano la falla, così come ha fatto Google per Android e gli altri suoi prodotti. Questi aggiornamenti proteggono gli utenti, ma potrebbero rallentare i computer. Secondo alcuni esperti i processori sarebbero dal 5 al 30% più lenti, ma anche in questo caso i produttori di chip ridimensionano, parlando di un impatto "non significativo".

Nel dettaglio, i ricercatori hanno scoperto due falle diverse. La prima, battezzata «Meltdown», interessa Intel, mentre la seconda, «Spectre», ha due varianti e coinvolge anche Amd e Arm. Tutte le falle hanno a che fare con la «esecuzione speculativa», con cui i processori cercano di intuire quale strada tra due possibili è più probabile che venga presa, in modo da velocizzare i calcoli.

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