BARCELLONA. Il premier spagnolo Mariano Rajoy non esclude di applicare l’articolo 155 della Costituzione e sospendere l’autonomia alla Catalogna. «Non escludo assolutamente nulla di quello che prevede la legge», ha detto rispondendo ad una domanda sull'articolo 155 in un’intervista al Pais.
«Farò ciò che devo a suo tempo, l’ideale sarebbe non prendere decisioni drastiche», però da parte catalana "dovrebbero prodursi delle correzioni», ha spiegato, aggiungendo: «Finchè la minaccia di una dichiarazione d’indipendenza non scompare dal panorama politico, è molto difficile che il Governo non prenda delle decisioni».
Ieri decine di migliaia di persone sono scese in piazza nelle principali città spagnole, chi per difendere l’unità della Spagna minacciata dalla secessione catalana, chi per lanciare, senza bandiere politiche, un appello al dialogo tra il premier spagnolo Mariano Rajoy e il presidente indipendentista catalano Carles Puigdemont, una novità assoluta.
Che il tempo stringa e che una catastrofe economica oltreché politica possa essere difficile da evitare, lo conferma l’esodo delle imprese catalane da Barcellona, che non sembra arrestarsi. Ieri a sorpresa, è stato il turno di Agbar, che raggruppa tutte le partecipate in Catalogna del gruppo Suez (una delle cui filiali gestisce l’acqua potabile a Barcellona insieme con il comune), annunciare la nuova sede sociale provvisoria a Madrid. Sempre oggi la fondazione della Caixa e CriteriaCaixa, dopo la controllata Caixabank ieri a Valencia, hanno annunciato che si sposteranno a Palma di Maiorca.
Ha colpito il silenzio degli indipendentisti catalani, che probabilmente stanno riflettendo sulla linea da tenere in vista di martedì, quando si svolgerà la sessione del Parlament per esaminare la situazione. Barcellona tace, ma Madrid alza la voce: in una intervista a El Pais di cui il quotidiano ha fornito alcune anticipazioni, Rajoy ha detto che "il governo impedirà che qualsiasi dichiarazione di indipendenza si concretizzi» e ha chiesto ai catalani pacifisti e moderati di tornare e di allontanarsi dagli «estremisti radicali e della Cup», l’estrema sinistra catalana indipendentista e anticapitalista. Poche ore prima il ministro degli esteri Alfondo Dastis, pur rifiutando l’ipotesi di una mediazione internazionale, aveva detto che il governo rimane aperto al dialogo.
Le manifestazioni più affollate si sono svolte a Madrid, in due delle principali piazze del centro. A Colon erano decine di migliaia per manifestare l’appoggio ad una Spagna unita, tra bandiere giallorosse con lo stemma della monarchia, e slogan ostili agli indipendentisti catalani, che molti dei dimostranti in questione vorrebbero veder finire in carcere. A poche centinaia di metri, separati dai primi da un ingente cordone di polizia per evitare eventuali scontri, erano in centinaia per chiedere un dialogo tra Rajoy e Puigdemont. Quasi tutti vestiti di bianco, senza slogan politici né bandiere. Manifestazioni di questo tipo, una prima assoluta che potrebbe contribuire a sbloccare la situazione, si sono verificate in alcune delle principali città spagnole e anche catalane.
La mobilitazione è avvenuta con il tam tam dei social, primo tra tutti Whatsapp, particolarmente popolare in Spagna.
Spicca tra queste la manifestazione di Barcellona. A Placa Sant Jaume, il fulcro della politica catalana, erano oggi oltre 5mila, e tra questi anche la sindaca Ada Colau, a chiedere "Parlem, hablamos», parliamo.
Centinaia di persone sono scese in piazza anche a Siviglia, in Andalusia, per chiedere l’apertura di un dialogo con i catalani, e a Saragozza.
Oggi gli unionisti si sposteranno nel centro di Barcellona, per la grande manifestazione che culminerà con gli interventi del premio Nobel di letteratura Mario Vargas Llosa (che ha definito il referendum catalano 'un golpe politicò) e dell’ex presidente dell’Europarlamento, il socialista Josep Borrell. La manifestazione, alla quale sono attese decine di migliaia di persone, è stata convocata dalla Assemblea Nacional Catalana (Anc) e dalla la società civile catalana, e partirà da Placa Urquinaona, non lontano da Placa Catalunya, a mezzogiorno.
I rischi non sono pochi: parteciperanno i rappresentanti catalani del Pp di Mariano Rajoy e dei centristi di Ciudadanos, ma l’incognita è soprattutto a sinistra. Spesso le manifestazioni unioniste richiamano volentieri anche nostalgici franchisti, accanto ai quali gli anti indipendentisti di sinistra non amano sfilare per ragioni ovvie. Una delle più famose registe catalane, Isabel Coixet, attesa alla manifestazione, ha per esempio smentito seccamente una sua partecipazione e soprattutto un suo intervento dal palco insieme con Vargas Llosa e Borrell. «Sono timida - ha spiegato su Instagram -. Dietro alla telecamera sono felice, davanti voglio nascondermi».
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