NEW YORK. I venti di guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord soffiano sempre più forti. Un incubo per l'intera comunità internazionale e per i mercati, che ora temono di potersi davvero trovare sull'orlo di un conflitto atomico. E gli ultimi scambi verbali tra Pyongyang e Washington non lasciano spazio all'ottimismo.
"Vi spazzeremo via, vi cancelleremo, ridurremo gli Stati Uniti in cenere", è l'ultima tremenda provocazione lanciata dal regime di Kim Jong-un, che accusa Donald Trump di portare il mondo "sull'orlo di una guerra nucleare". "L'America è pronta a colpire", replica il presidente americano, che nonostante le divisioni all'interno della sua amministrazione mantiene una posizione durissima, soprattutto dopo la minaccia di un attacco all'isola di Guam, nel Pacifico, territorio Usa che ospita una delle principali basi militari e navali americane. Parole di fuoco dall'una e dall'altra parte, dunque, che non aiutano a fermare un'escalation senza precedenti. E non aiutano nemmeno il tentativo di trovare una soluzione diplomatica che - nonostante tutto - va avanti dietro le quinte. "Ci stiamo lavorando con i nostri alleati", ha confermato il capo del Pentagono James Mattis, parlando di "catastrofe" in caso di conflitto ma sottolineando gli sforzi compiuti con Giappone e Corea del Sud per risolvere la situazione pacificamente. Del resto - spiegano fonti di Washington ben informate - l'amministrazione Trump da parecchi mesi ha avviato un canale di dialogo segreto con Pyongyang.
Dialogo per affrontare sia la questione dei prigionieri americani detenuti nel Paese sia quella del deterioramento delle relazioni. Un canale che si spera possa diventare la base per una discussione piu' seria, anche sul programma nucleare nordcoreano. Ma la preoccupazione nel mondo cresce inevitabilmente. "Ritengo che i rischi di una guerra siano molto alti", ammette il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, con Mosca che lancia un appello ad abbassare i toni e che intanto ha deciso di rafforzare i sistemi anti-aerei dislocati nell'Estremo Oriente del Paese, proprio nelle aree limitrofe alla Corea del Nord. Anche il Giappone - uno dei Paesi più a rischio in caso di una guerra - sta rafforzando le sue difese e procedendo allo schieramento di missili intercettori nella parte occidentale del Paese, in risposta al piano di Kim per attaccare il territorio Usa di Guam.
In Europa si alza la voce della cancelliera tedesca Angela Merkel, che dopo l'ultimo tweet di Donald Trump avverte: "Non c'è una soluzione militare nella crisi della Corea del Nord. E la retorica dell'escalation e' sbagliata". Il presidente Usa incassa il colpo, ma ciò che lo preoccupa di più è la Cina: "Basta dimostrazioni di forza. Tutte le parti dovrebbero fare di più per allentare le tensioni", tuona il portavoce del ministero degli esteri di Pechino Geng Shuang. Per fare il punto il presidente americano ha quindi riunito nella sua residenza estiva di Bedminster, in New Jersey, un vertice di crisi con il segretario di stato Rex Tillerson, quello alla difesa James Mattis e i suoi più stretti collaboratori sul fronte dell sicurezza nazionale. Allo studio tutte le opzioni, comprese quelle militari. "Vedremo...", aveva del resto risposto Trump a chi ieri gli chiedeva dell'ipotesi di un attacco preventivo. Per seguire la crisi, il presidente farò ritorno a Washington il 14 agosto in giornata, la vigilia dell'annunciato attacco nord coreano su Guam.
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