NEW YORK. La ripresa di Eurolandia si sta rafforzando: l'outlook di breve periodo è ''favorevole'' con una crescita prevista all'1,9% nel 2017 e all'1,7% nel 2018. Lo afferma il Fmi nell'Article Iv per l'area euro, sottolineando però che nel medio e lungo termine restano ''significativi'' rischi al ribasso, fra i quali la strutturale debolezza del sistema bancario e il possibile erodersi dell'appoggio politico all'integrazione europea. Per il 2019 e 2020 il Fmi stima una crescita dell'1,6%, mentre per il 2020 e 2021 dell'1,5%.
Per quanto riguarda il pil italiano tornerà ai livelli pre-crisi alla metà degli anni 2020. E si sottolinea che gli effetti della crisi sull'Italia sono stati più persistenti che in paesi quali la Germania, dove il pil è già ben al di sopra dei livelli pre-crisi. ''La crescita dell'area euro continuerà nel breve termine. La Germania e la Spagna resteranno i motori di crescita, mentre l'Italia e la Francia beneficeranno della ripresa'' mette in evidenza il Fmi.
E spiega che'Italia, così come la Francia e il Portogallo, dovrebbe approfittare dell'attuale ripresa per avviare il debito su una traiettoria di riduzione. E dovrebbe continuare sulla strada delle riforme, con priorità all'aumento della concorrenza nei mercati dei servizi e dei prodotti e a una maggiore efficienza del settore pubblico.
La flessibilità prevista dal Patto di Stabilità può e dovrebbe essere usata per ''incentivare credibili riforme strutturali'': l'Italia si è avvalsa di questa flessibilità nel 2016. Così il Fmi nell'Article IV di Eurozona, aggiungendo che ''in tutti i casi la credibilità è centrale'''. ''Tutti i paesi euro dovrebbero procedere verso un riequilibrio di bilancio'' che favorisca la crescita. ''L'Italia per esempio potrebbe razionalizzare le spese fiscali, ampliare la base imponibile e attuare una tassa moderna su proprietà immobiliari per ridurre il cuneo fiscale''.
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