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L'Isis o i ceceni dietro la strage di San Pietroburgo

MOSCA. Non è ancora chiaro chi e cosa si celi dietro l'esplosione che oggi ha fatto strage nella metropolitana di San Pietroburgo. Non sembrano però esserci dubbi sul fatto che per il governo russo si sia trattato di un atto terroristico.

Le piste più accreditate - ma non confermate - sono quelle che portano all'Isis e al terrorismo islamista di matrice caucasica, che peraltro hanno profondi legami. Alcuni media russi hanno pubblicato l'immagine di un uomo di carnagione scura, con una barba folta e addosso una lunga veste nera e un copricapo nero: sostengono che si tratti del presunto colpevole della strage, identificato dagli investigatori usando i filmati delle telecamere interne della metropolitana.

Ma per trarre delle conclusioni è decisamente troppo presto. Per di più considerando che si tratta di notizie non verificabili. Tra le altre cose, secondo Interfax, la polizia starebbe cercando non una ma due persone: "Una di loro - spiega una fonte all'agenzia - è colui che ha messo l'ordigno poi esploso nel vagone del treno, l'altra quella che ha lasciato alla stazione Ploschad Vosstaniya la bomba" inesplosa e poi disinnescata dagli artificieri. Gli investigatori russi hanno aperto due indagini penali.

Una in base all'articolo 205 del codice penale - "terrorismo" - e un'altra in base al codice 223, "produzione di esplosivi e ordigni". Sui giornali si punta il dito contro i tagliagole del sedicente Stato islamico o contro possibili terroristi ceceni o daghestani.

L'Isis potrebbe voler vendicare i raid aerei russi in Siria, dove i jet con la stella rossa hanno aiutato le truppe del controverso presidente siriano Bashar al Assad a riconquistare (per due volte) l'antica città di Palmira. Un'ipotesi a favore della quale gioca anche il fatto che - parola di Putin - in Siria a combattere nelle file degli estremisti ci sarebbero circa 4.000 cittadini russi.

E alcuni di loro sarebbero tornati in patria. Non è poi da escludere che gli ideatori dell'attentato abbiano voluto lanciare una sorta di sfida al leader del Cremlino, colpendo San Pietroburgo proprio mentre Putin si trovava in quella zona, nel palazzo 'Konstantinovski' di Strelna, per incontrare il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.

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