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Brexit, Corte suprema contro la May: deve votare il Parlamento

Theresa May

LONDRA. La Corte Suprema di Londra ha disposto oggi in via definitiva che la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona per l'avvio dei negoziati con l'Ue per la Brexit dovrà essere autorizzato da un voto del Parlamento britannico. Il verdetto conferma quello di primo grado dell'Alta Corte e dà torto al governo May che aveva presentato ricorso invocando il diritto ad attivare l'articolo 50 d'autorità, nel rispetto della volontà popolare del referendum del 23 giugno.

Il presidente della Corte Suprema, Lord Neuberger, ha precisato che il verdetto che impone il voto del Parlamento per l'avvio della Brexit è stato deciso a maggioranza, 8 giudici contro 3. Ha quindi insistito che i giudici non hanno messo in discussione l'esito del referendum del 23 giugno sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, ma si sono limitati ad interpretare un principio costituzionale sulla base del ricorso presentato a suo tempo da un comitato di cittadini guidato dalla businesswoman Gina Miller e da Deir
Tozetti Dos Santos, titolare di un salone di parrucchiere.

In sostanza Neuberger ha spiegato che il governo ha diritto, in nome della cosiddetta Royal Prerogative, di avviare autonomamente l'uscita da un trattato internazionale, ma deve avere il via libera del Parlamento nel caso in cui questo comporti un cambiamento della legislazione in Gran Bretagna: come è destinato a succedere con il divorzio da Bruxelles. Sul secondo punto del verdetto, Neuberger ha invece detto che il ricorso di Scozia, Galles e Irlanda del Nord - che chiedevano di potersi esprimere sulle decisioni in materia di uscita del Regno Unito dall'Ue prese a Londra - è stato respinto dagli 11 giudici «all'unanimità».

La Corte Suprema britannica ha escluso qualunque potere di veto da parte delle assemblee di Scozia, Galles e Irlanda del Nord sulla Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. Lo ha annunciato il presidente della Corte, affrontando il secondo punto del suo verdetto odierno e respingendo il tentativo di far valere in questo caso il potere della devolution.

Il governo britannico di Theresa May è «deluso» dell'esito della controversia legale che impone un voto del Parlamento per l'attivazione dei negoziati sulla Brexit, ma lo rispetta e attuerà quanto richiesto dal verdetto. Lo ha detto l'attorney general Jeremy Wright, notando peraltro che questo verdetto non mette in discussione il referendum e annunciando per oggi la presentazione alle Camere di una legge ad hoc per l'avvio alle procedure di divorzio dall'Ue.

La sterlina va giù dopo la sentenza della Corte suprema di Londra che richiede il voto parlamentare sulla Brexit: dopo una fiammata iniziale a 1,2540 dollari, la sterlina quota ora 1,2456. Poco mossa il Ftse 100 della Borsa di Londra, mentre lo spread italiano viaggia stabile a 162 punti base.

 

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