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Referendum, Bersani: "Non è un gioco il Governo"

Pierluigi Bersani

ROMA.  «Ciò che si può fare in superficie e nell'immediatezza di questi venti giorni è lavorare per raffreddare il clima ragionando responsabilmente sul dopo. Diciamo dunque assieme che sul referendum non è in gioco il governo».

Così l'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani in una lettera. «Aver messo in gioco il governo sui temi costituzionali ed elettorali ha acceso la miccia scoperchiando il vaso di Pandora delle tensioni accumulate in questi anni, non solo da noi», osserva Bersani. «Al fondo, in realtà, c'è una enorme questione sociale mondiale e italiana che meriterebbe almeno di essere nominata e compresa, e non taciuta o negata dalla gufologia. Senza rimettere i piedi nella realtà non se ne viene fuori. Questo vale per la politica e vale per l'informazione».

Adesso «diciamo al mondo che la riforma del senato è una vicenda italo-italiana e che non siamo nè su un crinale nè su un precipizio. Diciamo assieme che è ovvio e giusto che il Pd dia la sua indicazione di voto e che è altrettanto ovvia e giusta la libertà di ciascuno davanti a temi costituzionali», scrive Bersani. «Il segretario potrà ben dire che spera di poter convincere i democratici che vogliono votare No, ma ovviamente ritiene che quelle realtà associative e quelle persone hanno piena cittadinanza nel Pd e nel centrosinistra». Quanto al dopo referendum, «per me è fatto di un Pd unito che si organizza per una discussione politica vera sui temi di fondo a partire dalla natura e dai compiti della sinistra nella fase di ripiegamento della globalizzazione e dell'insorgere di una nuova destra protezionista», evidenzia Bersani. «La grande e radicale novità sarebbe la disponibilità a una vera e onesta riflessione collettiva. Purtroppo un sogno, a cui tuttavia non rinuncio».

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