CALTANISSETTA. Da più di quarant’anni vive a Molenbeek, quartiere di 76 mila abitanti della capitale del Belgio, ma non poteva immaginare che un giorno come vicino di casa avrebbe avuto nientemeno che Salah Abdeslam.
L’ex ricercato numero uno dell’Isis, uno degli artefici delle stragi di Parigi, abitava a meno di cento metri dal suo portone di casa. Arcangelo Spanò, cinquantaquattrenne di Caltanissetta, emigrato in Belgio nel 1972, causa la chiusura della miniera dove prestava servizio, vedeva quel giovane gironzolare per i locali del popoloso quartiere di Bruxelles, prima che diventasse uno dei latitanti più pericolosi al mondo.
«Sembrava un ragazzo tranquillo - racconta Spanò - come ce ne sono tanti. Nessuno pensava potesse balzare agli onori delle cronache per fatti così atroci. Abdeslam due anni fa lavorava alla Sib, un’agenzia statale della metropolitana, poi ad un certo punto si è fatto licenziare. Era diventato nervoso, litigava sempre con i colleghi e lo hanno cacciato perchè era aggressivo».
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