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Jet abbattuto: Erdogan prova il dialogo, ma Putin vara sanzioni

RUSSIA. La Russia sforna le «serie conseguenze» minacciate da Putin dopo l'abbattimento del jet militare russo da parte degli F-16 turchi martedì scorso.  Con un decreto firmato in tarda serata, il leader del Cremlino ha introdotto dure sanzioni economiche contro la Turchia: un colpo pesante, assestato ad Ankara poche ore dopo che Erdogan si era detto «rattristato» per l'abbattimento del Su-24 russo arrivando a dichiarare che avrebbe preferito «che non fosse successo».  Le parole del presidente turco somigliano a un piccolo ramoscello d'ulivo teso verso Putin, ma le tensioni tra Mosca e Ankara restano altissime. E così, mentre il ministero degli Esteri turco consiglia ai suoi cittadini di evitare i viaggi «non urgenti» in Russia, Putin si mostra deciso a usare il pugno di ferro contro il vicino: vieta l'importazione di alcuni tipi di prodotti turchi (che verranno specificati in una lista stilata dal governo), introduce divieti e limitazioni alle attività delle organizzazioni turche e vieta le assunzioni di cittadini turchi a partire dal primo gennaio (si stima che siano 200mila quelli che vivono in Russia).

Ma Mosca dà una mazzata anche al turismo della Turchia, una meta molto popolare tra i russi (oltre tre milioni quelli che l'hanno visitata lo scorso anno): ordina ad agenzie e operatori turistici di «astenersi» dal vendere pacchetti di viaggi che hanno come destinazione la Turchia e sospende i voli charter tra i due Paesi. Inoltre, come anticipato ieri, ripristina il regime dei visti a partire dal prossimo anno: una misura adottata dopo aver raccomandato ai cittadini russi di non visitare la Turchia e a quelli che si trovano là di rimpatriare a causa della «minaccia terroristica». Il tentativo di riavvicinamento di Erdogan evidentemente non è bastato a Putin. «Vorremmo che non fosse successo, ma è successo. Spero che una cosa del genere non accada più», aveva detto Erdogan ribadendo di voler incontrare Putin lunedì a Parigi a margine del vertice Onu sul clima: un'occasione per superare le tensioni, come sottolineato dal 'sultanò.

Ma il leader del Cremlino pretende delle scuse ufficiali e finchè non arriveranno non sembra aver alcuna intenzione di parlare con il presidente turco, nè al telefono (nei giorni scorsi Putin si è rifiutato di alzare la cornetta per rispondere ad Erdogan) nè in quel faccia a faccia a Parigi che il leader turco tanto auspica. Di scuse però da Ankara non ne sono finora arrivate, anzi, due giorni fa Erdogan ha tuonato che «se c'è una parte che deve scusarsi» è quella «che ha violato lo spazio aereo» turco. E ieri ha lanciato un duro monito alla Russia avvertendola che è meglio «non scherzare col fuoco». Tra retorica e sanzioni, Russia e Turchia rischiano di farsi seriamente male: Mosca è infatti il secondo partner commerciale di Ankara con un interscambio commerciale pari a 31 miliardi di dollari l'anno scorso. «La Russia è importante per la Turchia come la Turchia lo è per la Russia», ha dichiarato Erdogan cercando di smorzare i toni del muro contro muro. Resta da capire quale sarà la reale portata della reazione russa. Giovedì il premier Medvedev aveva ventilato la possibilità di congelare o addirittura far saltare il progetto per il gasdotto Turkish Stream e quello, da 20 miliardi di dollari, per la centrale nucleare di Akkuiu. Ma nel provvedimento firmato da Putin non c'è nessun riferimento nè all'uno nè all'altro.(

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