ROMA. La lotta a terrorismo e fanatismo, «temo durerà a lungo». Perciò non ha senso bombardare senza una «chiara strategia». E perciò la linea scelta dal governo italiano in risposta agli attacchi di Parigi «non solo è giusta, ma non ha alternative». È questa la convinzione che guida Matteo Renzi in questi giorni. Il premier tiene ferma la sua posizione. La Libia - non si stanca di ripetere - insegna che non si può «bombardare senza pensare al dopo: prima di decidere interventi militari, occorre una strategia». In questa chiave, mentre Paolo Gentiloni riferisce che ministeri della Difesa ed Esteri stanno «studiando forme di collaborazione ulteriore» con la Francia, Renzi fa sapere che l'Italia tiene fermi gli «impegni» già presi nei teatri di crisi, ma invoca un maggiore «coordinamento» della coalizione internazionale. Di primo mattino il premier incontra il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Circa un'ora di colloquio a villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano a Roma. Ne emerge una «piena sintonia di vedute, a partire dalla Siria e dalla Libia», riferiscono fonti italiane. E in serata la Casa Bianca fa sapere che Biden ha ringraziato Renzi per il contributo dell'Italia in tema di sicurezza, dall'Afghanistan all'Iraq al bacino del Mediterraneo. Dagli Usa, Paese che il governo italiano considera una «stella polare», giunge la conferma che sono «comuni» gli «sforzi per degradare e sconfiggere l'Isis e contrastare l'estremismo violento». È congiunto anche l'auspicio, emerso dal colloquio con Biden, che ci sia piena attuazione degli accordi di Minsk sull'Ucraina. Ma è nel Mediterraneo, snodo chiave per i flussi migratori, che Renzi è pronto ad assumere il pezzo maggiore di responsabilità. In Libia, dopo che si sarà insediato un governo di unità nazionale. A partire però, fin da subito, dal tentativo del governo di replicare per Tripoli il «modello Vienna» di dialogo diplomatico avviato per la Siria, con la conferenza in programma a metà dicembre a Roma. «È una banalità dirlo» ma servono «risultati concreti» innanzitutto sul fronte diplomatico per spuntare le armi del terrorismo, scrive il presidente del Consiglio in serata nella sua newsletter, poco dopo aver sentito al telefono il presidente egiziano Abd al-Fatah al-Sisi, interlocutore cruciale nell'area.
Nel giorno dell'omaggio alle vittime degli attentati di Parigi, Renzi ribadisce «fraternità e solidarietà». Ma ribadisce anche che l'Italia non vira sulla linea di intervento militare della Francia. Il nostro Paese, rivendica, «è uno dei Paesi con il maggior numero di soldati all'estero», dal Libano all'Afghanistan, dall'Iraq alla Somalia, fino ai Balcani. Ma non bombarda perchè una «reazione» senza «strategia» non basta: «Dobbiamo avere lucidità e nervi saldi», sottolinea. Tra i ministeri della Difesa di Italia e Francia, in «assoluta sintonia», afferma il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, «si sta discutendo di possibili ulteriori forme di cooperazione». Ma da Palazzo Chigi negano che sia in ballo l'invio di altri militari a rafforzare le missioni già in corso. E il ministro Roberta Pinotti precisa che con la Francia «non si è mai parlato di un'estensione alla Siria» della missione dei nostri quattro Tornado che effettuano ricognizione in Iraq. Quanto alla sicurezza in Italia, Renzi ribadisce che arriveranno «più soldi» per cybersecurity, difesa, mezzi. Insieme a più soldi per la «cultura». E respinge al mittente i «commenti surreali, dai Cinque Stelle a certa destra», di chi afferma che provvedimenti del governo come gli 80 euro alle forze dell'ordine e i 500 euro di bonus cultura ai diciottenni «sarebbero fatti per comprarsi il voto degli italiani. Questo modo di pensare è offensivo. Ma non verso di me: verso gli italiani».
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