MOSCA. «Distrutto quando ancora era in volo». Ad una settimana dal disastro aereo sul Sinai, l'Egitto riconosce come possibile l'ipotesi di un'esplosione del velivolo russo anche se - si precisa - restano «aperti tutti gli scenari». Pur non parlando esplicitamente nè di bomba nè di esplosione, il governo egiziano conferma che «le scatole nere hanno registrato a bordo nell'ultimo secondo un rumore» anomalo, che però «è ancora da analizzare». A confermare che Il Cairo valuta ora più attentamente l'ipotesi di un attentato, anche la notizia dell'apertura di un'indagine su tutto il personale dell'aeroporto di Sharm che è entrato in contatto con l'aereo russo.
Mentre l'inchiesta egiziana fa un piccolo passo in avanti, si moltiplicano tra gli esperti le ipotesi sulle cause della tragedia costata la vita a 224 persone. Uno scenario suggerisce che la sciagura non sia stata provocata da una bomba, ma da un dispositivo esplosivo non tradizionale, come una bombola di gas: a sostenerlo è il Security Middle East on line che ha citato un ex ufficiale dei servizi segreti britannici, James Abernethy. Dal quotidiano inglese Daily mail emergono dettagli inquietanti sulla vicenda di un altro aereo, questa volta britannico, che lo scorso 23 agosto è riuscito a schivare per soli 300 metri un missile sparato per errore dall'esercito egiziano mentre stava atterrando a Sharm. Una vicenda che - se risultasse confermata - aumenterebbe i dubbi sulla sicurezza nei cieli egiziani. A fine giornata è arrivata la smentita dal ministero degli esteri egiziano: l'aereo Gb non è mai stato un pericolo, ha dichiarato il portavoce. «L'enorme disposizione dei detriti al suolo dell'aereo russo, su una superficie di 13 km, dimostra che il velivolo si è distrutto quando era ancora in volo - ha affermato il presidente della commissione di inchiesta, l'egiziano Ayman al-Muqaddam -, ma le osservazioni iniziali non fanno luce su ciò che lo ha causato».
«La registrazione delle scatole nere si è arrestata 23 minuti dopo il decollo quando l'aereo era a 30mila piedi di altitudine e ha registrato all'ultimo secondo un rumore ancora da chiarire», ha aggiunto. L'Egitto chiede dunque cautela. «Siamo ancora nella fase della raccolta dei dati e delle informazioni. I detriti dell'aereo sono stati trasportati in un luogo sicuro al Cairo per essere esaminati da esperti», ha riferito al-Muqaddam, precisando che «nei prossimi giorni saranno fatte ulteriori visite sul luogo del disastro». In mattinata anche il ministro degli Esteri Sameh Shoukry aveva ripetuto che «al momento non c'è ancora un'ipotesi certa sulle cause dello schianto». Il titolare della diplomazia egiziana aveva poi contrattaccato affermando che «alcuni Paesi europei non hanno fornito all'Egitto la cooperazione necessaria richiesta per far fronte alla lotta al terrorismo».
«I servizi segreti stranieri non hanno cooperato con noi sullo schianto dell'aereo russo», ha proseguito, sottolineando che «Il Cairo avrebbe dovuto essere informato in prima persona per quanto è accaduto, ma le informazioni tecniche sono invece state rese note e pubblicate da alcuni media». La Farnesina intanto ha riferito che domani nello scalo sul Mar Rosso arriverà un team di esperti italiani per esaminare e completare le misure di sicurezza adottate per i vettori italiani. Allo scalo di Sharm, tra il nervosismo e la tensione dei turisti, proseguono a rilento i rientri dei vacanzieri dopo l'annullamento e i ritardi da parte delle compagnie di alcuni voli. Nel tardo pomeriggio è decollato un volo easyJet con a bordo oltre 200 passeggeri, 104 dei quali italiani, che arriveranno a Luton-Londra prima di proseguire per Milano-Malpensa. Mentre in nottata era atteso l'arrivo a Fiumicino (Roma) di un volo della compagnia Blue Panorama con a bordo connazionali.
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