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Terremoto tra Afghanistan e Pakistan, almeno 340 morti

ISLAMABAD. È salito oggi ad almeno 340 morti e 2.100 feriti il bilancio del terremoto di magnitudo 7,5 gradi che ha colpito ieri il nord dell'Afghanistan e del Pakistan. Lo riferiscono le autorità locali. La maggior parte delle vittime, 260, sono nella provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa e in altre zone tribali nord-occidentali. In Afghanistan i morti sono 82 ed i feriti oltre 300. Tuttavia molti villaggi della catena dell'Hindu Kush non sono ancora stati raggiunti dai soccorsi.

Secondo l'Unità di Crisi, che dipende direttamente dall'ufficio del primo ministro pachistano, la divisione di Malakand è quella più colpita con circa mille abitazioni danneggiate o distrutte. Sul posto sono stati inviati i soccorsi con tende e generi di prima necessità.  Diversi collegamenti stradali, bloccati a causa di frane, sono stati riaperti dall'esercito per permettere l'invio di aiuti e di macchinari per la ricerca di superstiti. «Abbiamo rimosso 27 frane su un totale di 54 - riferisce un comunicato dell'ufficio stampa militare Ispr - mentre è stata aumentata del 30% la capacità di posti negli ospedali militari». In Afghanistan, invece, i danni maggiori si sono registrati nelle province di Badakhshan, Takhar, Baghlan, Parwan, Nangarhar e Kunduz. Intanto, nella notte sempre nella regione dell'Hindu Kush, è stata registrata una scossa di magnitudo 4,1 gradi con epicentro nella stessa zona del sisma.

«I pensieri del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, sono con la gente dell'Afghanistan e del Pakistan» dopo il terremoto che ha colpito la regione. Lo afferma una nota del portavoce del Palazzo di Vetro. «Le agenzie delle Nazioni Unite si stanno mobilitando - si legge - e sono pronte a sostenere le operazioni di soccorso guidate dai governi di entrambi i paesi, se verrà richiesto».

Nel giorno in cui un nuovo devastante terremoto ha colpito il Pakistan e l'Afghanistan, si ricorda la terribile scossa di magnitudo 7.8 che sei mesi fa, il 25 aprile, fece tremare il Nepal. Furono 6,6 milioni le persone colpite e oltre 8000 i morti. A poche ore dal sisma, il network delle Ong di AGIRE ha lanciato un appello congiunto di risposta all'emergenza e grazie alla generosità di migliaia di persone e al supporto di EXPO Milano 2015, sono stati raccolti più di 1 milione e 200mila euro.

Le 7 ong del network operative in Nepal - ActionAid, CESVI, Intersos, Oxfam, SOS Villaggi dei Bambini e Terres des Hommes - hanno raggiunto circa 280 mila persone con tende, cure mediche, distribuzioni di acqua, cibo e beni di prima necessità, programmi di protezione e cura delle categorie più vulnerabili, creazione di attività di cash for work per velocizzare i processi di ricostruzione e aiutare la ripresa economica. Impegnate nei 12 distretti più danneggiati del Paese, le Ong di AGIRE hanno costruito 14 centri per l'infanzia, 41 scuole temporanee e 12 centri per le donne. Ma ora, denuncia Oxfam, il processo di ricostruzione, fondamentale per il presente e il futuro di 8 milioni di nepalesi (un terzo della popolazione), è di nuovo fermo, con l'Agenzia di Ricostruzione Nazionale (National Reconstruction Agency) in attesa da due mesi di vedere rinnovato il suo mandato da parte del Parlamento nepalese.

A complicare il quadro umanitario, alla vigilia dell'inverno, si aggiunge la crisi nei rifornimenti di carburante dall'India. «Il governo nepalese deve mettere in campo il prima possibile interventi per soccorrere la popolazione e far passare immediatamente il disegno di legge che reintroduce l'Agenzia di Ricostruzione - afferma il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone -. È prioritario risolvere subito la crisi del carburante, rischiamo altrimenti di non poter consegnare i rifornimenti a migliaia di persone, assieme a tutto quello che serve per affrontare l'inverno. Le temperature scenderanno presto sotto lo zero e i primi ad essere colpiti saranno gli anziani, le donne incinte e i bambini».

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